Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 70ª edizione della mia newsletter settimanale di segnalazioni e riflessioni. Oggi parliamo di libertà di espressione, nazisti su Substack e illuminismo astrologico.
Ma prima una foto:
Ho trovato questo pezzo di plastica alla base di un cespo di insalata comprata al mercato – magari c’è una ragione per cui è stato messo, come con la plastica che avvolge broccoli e cavolfiori e che aiuta a mantenerli freschi, ma a me sembra semplicemente una cosa inutile che diventerà inutile spazzatura.
Io li odio, i nazisti di Substack
Sulla piattaforma che ospita questa newsletter c’è di tutto. Insieme a giornalisti, ricercatori e comunicatori della scienza preparati a competenti abbiamo diversi “pensatori alternativi”, e un folto numero di conservatori statunitensi con il loro sistema di valori basato sulle cosiddette “5 F” – ovvero fede (faith), famiglia (family), armi da fuoco (firearms), forze armate (armed forces), libero mercato (free market).
Ma tutti casi in cui si applica la frase attribuita a Voltaire del “non la penso come te ma darei la vita per farti dire quello che pensi” – magari non proprio la vita, ma diciamo che l’idea del “libero mercato delle idee” mi convince, quando parliamo di una piattaforma come questa che privilegia i contenuti argomentati e non sembra spingere verso la polarizzazione con contenuti controversi.
Tuttavia su Substack non si trovano solo persone che insomma i vaccini non è che siano poi così efficaci e anche il vaiolo forse è scomparso da solo guarda questi dati e la dichiarazione di questo scienziato. Ci sono anche nazisti – e non è la solita esagerazione per cui uno che ha perplessità verso gli stranieri è nazista, ma proprio gente che non si fa problemi a usare la svastica o il sole nero. I dettagli in un articolo di Jonathan M. Katz su Atlantic: Substack Has a Nazi Problem.1
Qui la cosa del “libero mercato delle idee” mi risulta molto meno convincente: non si tratta semplicemente di opinioni sbagliate che vanno criticate e non censurate, ma di opinioni pericolose. La replica di Hamish McKenzie, uno dei fondatori di Substack, mi lascia perplesso. Anche se è vero, come notato da Katz su Atlantic, che le dinamiche di moderazione influenzano tutta la piattaforma e non solo i contenuti più estremi:
When tech platforms are quick to banish posters, partisans of all stripes have an incentive to accuse their opponents of being extremists in an effort to silence them. But when platforms are too permissive, they risk being overrun by bigots, harassers, and other bad-faith actors who drive away other users, as evidenced by the rapid erosion of Twitter, now X, under Musk.
Quando le piattaforme tecnologiche sono veloci nel bandire i partecipanti, i partigiani di ogni genere sono incentivati ad accusare i loro avversari di essere estremisti nel tentativo di metterli a tacere. Ma quando le piattaforme sono troppo permissive, rischiano di essere invase da bigotti, molestatori e altri attori in malafede che allontanano gli altri utenti, come dimostra la rapida erosione di Twitter, ora X, sotto Musk.
Abbiamo due valori da bilanciare: da una parte la libertà di espressione, garantire a chiunque la possibilità di dire quello che pensa criticando non la persona che parla ma le sue idee; dall’altra evitare che quelle opinioni possano danneggiare delle persone (e sono convinto che in alcuni casi le parole possano ferire tanto quanto le azioni). La soluzione di Substack non mi convince, ma non sono sicuro di riuscire a proporne una migliore, figuriamoci a implementarla – così alla fine credo che sia meglio restare che andarmene, almeno per ora.2
Restando sul tema dei limiti della libertà di espressione, consiglio la lettura di Il doppio Harvard di Davide Piacenza in cui si affronta l’incoerente comportamento degli atenei statunitensi che da una parte intervengono contro le cosiddette “microaggressioni” dall’altra tollerano manifestazioni con slogan violenti:
non si può sostenere per anni, e con veemenza variabile, che la vera violenza è nascosta nell’uso di pronomi sbagliati ed espressioni quotidiane da decostruire e poi un bel giorno, con nonchalance, passare ad assicurare che lo slogan sul fiume e il mare va valutato solo sul piano del contesto e delle buone intenzioni di chi lo usa.
L’articolo è di un mese fa, ma la polemica sta andando avanti con conseguenze importanti.
Astrologia, di nuovo
Una settimana fa avevo argomentato che gli oroscopi sono una stronzata, nel senso che il filosofo Harry Frankfurt dà al termine: una affermazione fatta nel completo disinteresse per la sua verità o falsità e quindi ancora più insidiosa della semplice bugia.
Il riferimento è principalmente agli oroscopi che troviamo sui media sostanzialmente come riempitivo a buon mercato e ai quali quasi nessuno crede davvero. Ma gli esempi, purtroppo, riguardano anche altri settori. Secondo quanto riporta un utente su reddit, il sito ilmeteo.it pubblicava le vere previsioni per il fine settimana verso giovedì, prima c’erano false previsioni di brutto tempo “in modo che la gente sarebbe andata a ricontrollare più volte per aumentare il traffico al sito”.
Tornando agli oroscopi che abbondano soprattutto in questo periodo dell’anno, sono previsioni che può essere divertente leggere o ascoltare – come può essere divertente andare a rivedere un anno dopo, per verificare se ci hanno indovinato. È il lavoro che fa annualmente il CICAP e che, per le previsioni astrologiche del 2023, si trova qui. Quest’anno è andata abbastanza male, ma vanno fatte un paio di premesse.
La prima è che è sempre più difficile trovare previsioni verificabili: la maggior parte sono talmente generiche che è difficile che non si avverino.3 La seconda è che comunque questo lavoro del CICAP, al quale ho contribuito anch’io, non è un esperimento scientifico sulla validità dell’astrologia ma un semplice divertimento, per quanto con maggior rispetto verso la verità degli oroscopi.
Ma a schifare quegli oroscopi non c’è solo il CICAP, anzi. Tra i più critici ci sono molti e molte seguaci dell’astrologia “quella seria”, che chiaramente non vedono di buon occhio la sua banalizzazione e volgarizzazione. Che cosa intendono con “astrologia seria”? Grosso modo un sistema di conoscenza simbolico che si presenta come alternativo a quello tecnico-scientifico. Una cosa terribilmente anti-illuminista, come ho argomentato in un articolo pubblicato sul settimanale Ticino7:
L’astrologia contemporanea, protagonista del presunto rinascimento astrologico, si inserisce nel vasto movimento anti-illuminista; non è un caso che le sue origini si trovino, più che in antichi saperi sapienziali risalenti agli Egizi o ai Babilonesi, nello spiritismo ottocentesco e infatti la sua incarnazione quotidiana più che al cosmo guarda al microcosmo dei piccoli problemi personali di ognuno.
In breve
Il New York Times ha una bella pagina in cui riassume il 2023 in 10 grafici. L’ultimo riguarda il clima:
Nella prossima newsletter parlerò della causa che il New York Times ha intentato contro ChatGPT per violazione del diritto d’autore. Nel frattempo segnalo una lettura interessante (anche se secondo me molto parziale). Le tre ragioni per cui le intelligenze artificiali generative sono esenti dal diritto d’autore di Riccardo Manzotti. Più completo il video di Matteo Flora.
In caso di difficoltà a leggerlo: https://archive.is/JzTy9.
È anche la conclusione del filosofo Massimo Pigliucci, del quale consiglio la newsletter sullo stoicismo Figs in Winter.
Un caso da manuale è il “la prima metà dell’anno sarà un buon periodo per viaggiare”: una cosa simile come la verifichi? Serve giusto una pandemia con chiusura delle frontiere