Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 55ª edizione della mia newsletter settimanale di segnalazioni e riflessioni; oggi parliamo di armi a microonde, pensatori controcorrente, ecoansia e Vattimo.
Ma prima una foto:
Mercoledì si è sposata mia nipote1 e non so bene come mi sono ritrovato con il centrotavola floreale presente nella sala matrimoni della Città di Lugano. Prima che pensiate male: non si è trattato di un furto ma di un dono del comune.
Il 5G è un’arma a microonde
Un amico su Facebook ha condiviso la foto di un volantino trovato, se ho capito bene, sulla sua auto:
In questi casi ho sempre il dubbio se sia satira venuta male, una presa in giro o se siano seri. Certo, un elemento importante di chi sostiene una “teoria alternativa” è la mancanza di fiducia nelle autorità, il che fa sì che spesso queste teorie non rimangono isolate ma anzi si diffondano a grappolo. Ma mettere insieme 5G, vaccini, nazisti, grafene, e microonde chissà perché emesse soprattutto al mattino presto mi pare troppo. Tuttavia una volta eliminato l'impossibile, ciò che resta per quanto improbabile deve essere la verità2 e quindi evidentemente l’abbondanza di teorie complottiste non è un punto debole ma un punto di forza, per chi ha concepito – e impaginato peraltro molto bene – questo volantino.
Potrebbe essere il segno che tutti noi ci stiamo assuefacendo. E con “tutti noi” intendo sia chi considera assurde queste teorie, sia chi invece le sostiene. Dire che il vaccino contro il Covid ha effetti collaterali ormai non fa né caldo né freddo, ci devi aggiungere i piani per ridurre la popolazione mondiale, il grafene, la sostituzione etnica, che non siamo mai andati sulla Luna e che le Torri gemelle sono state fatte crollare per risparmiare sui costi della bonifica dell’amianto.
Sono convinto che tutto questo sia un problema. Intanto perché si toglie spazio a critiche e discussioni sensate: come aveva riassunto Wu Ming 1 in una conferenza, “vorrei criticare tantissimo Hillary Clinton, invece mi tocca perdere tempo a difenderla dall’accusa di essere una vampira che succhia il sangue di bambini”.3 E poi c’è gente che, seguendo queste fantasie di complotto, brucia le antenne del 5G o dà fuoco alle scuole per via della “teoria gender”. Si tratta certamente di casi estremi: nella maggior parte dei casi parliamo di gente che, mentre discuti dei danni dell’ultima grandinata, ti chiede “Hai già sentito parlare di Haarp? No? Allora ti giro un video che ho trovato online”.4
Sono convinto che tutto questo sia un problema, ma non ho idea di come affrontarlo. Che quando parliamo di volantini trovati sul parabrezza dell’auto puoi anche ignorare il fenomeno, ma quando hai a che fare con trasmissioni radio della RAI? Mi riferisco a Marcello Foa e alla sua rubrica Giù la maschera di “giornalismo controcorrente”. La questione è riassunta abbastanza bene da Valigia Blu, al quale aggiungo un’Amaca di Michele Serra una volta tanto particolarmente ispirata:
Dell’articolo di Leonardo Bianchi per Valigia Blu mi ha colpito la chiusura:
Del resto, Marcello Foa è noto per aver divulgato notizie false e teorie cospirazioniste e si presenta come un pensatore “non conforme” e “contro il sistema” – quando in realtà è perfettamente conforme e allineato al potere politico che l’ha messo lì con un unico compito: fare propaganda.
È una strategia interessante, far notare che alla fine questi personaggi sono tutt’altro che “contro il sistema” ma al contrario ne fanno parte. Punti il dito all’incoerenza, forse persino all’ipocrisia, ma alla fine rinforzi l’idea che del sistema non ci si può fidare. Il che non mi pare una grande tattica – come non lo sarebbe quella opposta di dire che del sistema ti devi sempre fidare.
Due o tre cose sull’ecoansia
L’ecoansia, così riporta la Treccani nella sezione dedicata ai neologismi, è “la profonda sensazione di disagio e di paura che si prova al pensiero ricorrente di possibili disastri legati al riscaldamento globale e ai suoi effetti ambientali”.
Ho scoperto l’esistenza della parola e del fenomeno poco più di un anno fa, leggendo un articolo di Alice Facchini pubblicato su L’essenziale di Internazionale. Non immaginavo che negli ultimi mesi il fenomeno sarebbe diventato così rilevante, dal punto di vista mediatico, da diventare un comodo alibi per non affrontare discussioni serie sulla crisi climatica. Ho già visto dibattiti politici dove, invece di chiedere quali misure si vogliono attuare per ridurre l’impatto del riscaldamento globale, si chiede “se volete andare dietro a questi svitati”.
No, non credo che siano svitati. Ma certamente c’è un disagio che va affrontato non solo riducendo il nostro impatto sul clima. Perché, come dicono gli stoici, la causa delle emozioni non è un evento esterno, ma il nostro giudizio su di esso e questo giudizio dipende da noi. Il che non significa minimizzare le conseguenze del riscaldamento globale, ma affrontarlo senza perdere il controllo. Come scrive John Sellars nelle Sette brevi lezioni sullo stoicismo, è meglio agire animati dal coraggio e dalla giustizia, che dalla rabbia (o, aggiungo io, dalla paura e dall’ansia):
Seneca insiste che non ci serve l’ira per rispondere ad atti commessi contro di noi o i nostri cari. Per vendicarsi, è sempre meglio agire con calma in base a un senso di lealtà, dovere o giustizia, piuttosto che in preda all’ira. Seppure a volte possa sembrare che l’ira ci sproni, per esempio, a combattere contro qualche grave ingiustizia, Seneca sostiene che sarebbe molto meglio fare la stessa cosa sotto la guida delle virtú del coraggio e della giustizia.
Un’altra cosa che mi chiedo, da persona che nel suo piccolo ha cercato di parlare di crisi climatica con diversi articoli, è il ruolo che ha avuto una certa “comunicazione apocalittica”. Una comunicazione efficace ricorre alle emozioni – Aristotele, che di queste cose ne capiva, metteva giustamente il ‘pathos’ a fianco di ‘logos’ ed ‘ethos’ –, ma le emozioni negative vanno maneggiate con cura e forse qualcosa non ha funzionato, se da una parte abbiamo giovani in stato di ansia e dall’altra una classe politica che sbuffa e decide di rimandare il raggiungimento di già laschi obiettivi climatici.
C’era una volta Vattimo
L’elenco di grandi pensatori contemporanei che non ci sono più si fa sempre più lungo. Ma mentre – e cito i primi due nomi che mi vengono in mente – Giulio Giorello o Salvatore Veca ho avuto il piacere di conoscerli personalmente e di approfondire il loro lavoro, di Gianni Vattimo alla fine ho giusto letto qualche libro. Ma i grandi pensatori, e Vattimo sicuramente lo era, hanno influenza che va al di là di quello che hanno direttamente scritto. Insomma, per riprendere un’espressione un po’ stucchevole, “non possiamo non dirci allievi di Vattimo”, vista l’influenza che ha avuto.
Mi ha stupito, tra i tanti ricordi di Vattimo, trovarne uno di un non filosofo: il biologo e giornalista scientifico Sergio Pistoi a proposito di un dibattito con il fisico Tullio Regge
Insomma, non ho mai seguito particolarmente Vattimo e come avete capito riguardo alla filosofia la penso come il compianto Regge. Ma oggi pagherei oro per rivedere due persone così litigare bene, con tutta la competenza, l’ironia e il tempo che occorre per tirarci fuori qualcosa di utile.
Per esplorare un minimo il pensiero di Vattimo, invece, c’è Maurizio Ferraris:
Come ridare senso a una umanità senza assoluti? Certo non creandone di nuovi e di alternativi, ed è per questo che Vattimo è sempre stato contrario al culto della scienza, che ai suoi occhi era il surrogato mondano della trascendenza perduta. Occorre un diverso movimento, che non sostituisca il vecchio idolo con un nuovo. Bisogna invece riconoscere la dimensione positiva della libertà, nei giudizi, nei comportamenti e nelle scelte, che deriva dal crollo di un muro ben più antico e robusto di quello di Berlino. Ed ecco allora che, scomparso l’unico Dio, un politeismo dei valori è il destino della umanità secolarizzata, e questo destino non è necessariamente catastrofico. Ecco il motivo per cui, diversamente da Nietzsche e dai più, Vattimo ha voluto conferire un valore positivo al nichilismo, che non è solo la corsa dell’umanità verso il nulla ma è anche l’emancipazione da un essere, da un Dio o da un fondamento troppo ingombranti.
Questa edizione della newsletter finisce qui; ci leggiamo tra sette giorni.
Cioè la figlia di mio fratello. Del resto, per i nipoti “figli di figli” ho già legittimato l’impiego di “abiatico” in questa newsletter.
Di solito cito Hume e il suo uomo saggio di Hume che proporziona le proprie credenze all’evidenza, ma in questi giorni sto ascoltando l’audiolibro del Segno dei quattro letto da Stephen Fry e quindi citiamo il buon Sherlock Holmes.
Wu Ming 1 l’avevo intervistato anni fa.
Buongiorno Ivo,
ci tenevo a complimentarmi per la sua newsletter, nella quale trovo sempre grandi spunti.
Dopo averne letta qualche uscita, credo proprio che la suggerirò sul mio substack, dove anch'io ho una newsletter di filosofia (se vorrà passare a trovarmi, mi farà senz'altro piacere).
Ancora grazie e buona giornata.