Quando senti un rumore di zoccoli, cerca una noce di cocco
La newsletter numero 132 del 23 maggio 2025
Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 132ª edizione della mia newsletter settimanale di segnalazioni – che trovate anche nel numero extra del lunedì – e riflessioni.
Oggi parlo di cavalli, zebre e fantasie di complotto, di cittadinanza e di un gioco energetico.
Ma prima una foto: due divieti surreali.
Capisco che alcuni prati non si possano calpestare e capisco anche il divieto per i cani: personalmente preferisco un prato un po’ rovinato ma vissuto a uno perfetto ma inaccessibile ma, ripeto, capisco il senso del divieto. Se però dietro quei vistosi cartelli – chissà perché sono state bocciate soluzioni più discrete – ci sono le tracce ben più evidenti di qualche filo d’erba spezzato del passaggio di un camioncino della manutenzione, ecco c’è qualcosa che non va. Anche se, formalmente, non c’è nessun divieto per i mezzi a motore.
Gli zoccoli della disinformazione
Disinformazione e fantasie di complotto sono uno dei temi ricorrenti di questa newsletter. Del resto, proviamo a immaginare di essere un alieno appena arrivato sulla Terra1 da un qualche altro pianeta – diciamo Saturno o uno di quelli che orbita intorno a Sirio2 –, non sareste sorpresi dalla divergenza di credenze su questioni fattuali? Ci sono persone che preferiscono i Beatles ai Rolling Stones, altre il contrario e persino chi guarda gli altri due gruppi con condiscendenza mentre ascolta Beethoven e Sinatra (per non parlare di quelli che preferiscono l’insalata, ma adesso la smetto con le citazioni). E va bene: sono gusti. L’alieno non avrebbe probabilmente nulla da ridire neanche di fronte a divergenze su questioni etiche delicate – è giusto mentire a una persona per il suo bene? – o a una diversa disponibilità a correre rischi. Ma come è possibile, direbbe il nostro alieno, che ci siano divergenze su questioni fattuali come l’efficacia di trattamenti sanitari, gli effetti della concentrazione di anidride carbonica dell’atmosfera e persino la forma della Terra?
Se questo ipotetico alieno ponesse a me questa domanda, lo rassicurerei sul fatto che bene o male tutte le persone che vivono su questo pianeta usano la ragione allo stesso modo, traendo conclusioni ragionevoli da quello che sanno. Solo che quale sia una conclusione ragionevole e quale, invece, una irragionevole dipende da diversi fattori. “Quando senti un rumore di zoccoli pensi a un cavallo, non a una zebra” è il classico esempio di ragionamento ragionevole (e che sospetto risalga a un periodo in cui i cavalli erano ancora usati come mezzo di trasporto3). Ma se fossimo nella savana, quale sarebbe la conclusione più ragionevole? Se poi ci trovassimo sul set di Monty Python e il Sacro Graal, dovremmo cercare delle noci di cocco:
Questa la mia breve risposta all’ipotetico alieno. Lo psichiatra Joe Pierre ne ha data una molto più articolata in un libro intitolato False.
Ho seguito una presentazione online del libro organizzata dagli scettici americani. Pierre, come detto, è uno psichiatra e ha a che fare con persone che credono cose non vere a causa di malattie mentali. Ma la malattia mentale non è un buon modello per spiegare come mai anche persone comuni si ritrovino a credere cose false come – esempi di Pierre – la Terra piatta,4 che i vaccini causano l'autismo, che il cambiamento climatico è una bufala o che le presidenziali del 2020 siano state truccate.
Pierre propone quindi il “modello delle 3M”, anche se in italiano non abbiamo neanche una emme. La prima M di Pierre è infatti la sfiducia (mistrust), in particolare la sfiducia epistemica che riguarda le fonti di informazione mainstream. Poi abbiamo la disinformazione (misinformation) che diciamo fornisce il “materiale grezzo” delle false credenze. L’ultima M è il ragionamento motivato (motivated reasoning), in pratica un ragionamento che ci porta a giustificare ciò in cui già crediamo, spesso per conformarci al gruppo sociale al quale apparteniamo.
Evidentemente innamorato del numero 3, Pierre ha anche proposto sei strategie, tre a livello individuale e tre a livello collettivo, per limitare i danni: individualmente dovremmo abbracciare l’umiltà intellettuale, la flessibilità cognitiva e il pensiero analitico; a livello collettivo lavorare sull’educazione, sulla lotta alla disinformazione e sostenere l’esistenza di una realtà oggettiva.
Il che significa, tornando al mio modello degli zoccoli, mostrare che non siamo nella savana o in un set cinematografico.
In poche parole
Settimana scorsa commentavo l’uso di ChatGPT come “fonte autorevole” da parte di un complottista. Mi sorprende, e intristisce, scoprire che una cosa simile l’ha fatta ARD, la tv pubblica tedesca, chiedendo all’IA come sarebbe la Germania con un governo di estrema destra.
Ho guardato un pezzetto del servizio ed è terribile: hanno chiesto all’intelligenza artificiale di realizzare una sceneggiatura – che poi hanno animato – che mostrasse vari aspetti di una ipotetica Germania dopo la vittoria di Alternative für Deutschland. Perché ChatGPT conosce i programmi dei partiti; solo che conosce anche tutta la narrativa distopica. Sinceramente non so cosa è peggio, tra un futuro in cui i neonazisti sono al governo e uno in cui le IA sono considerate degli oracoli che dicono sempre la verità. Il fatto che probabilmente avrò entrambe le cose non mi rassicura.
Nel mio mondo ideale, la cittadinanza è semplicemente quella condizione che ti garantisce i diritti politici – insomma: votare e farsi votare – e che ottieni e perdi con relativa facilità, sostanzialmente con la residenza.
Questo nel mio mondo ideale: nel mondo reale stanno tornando di moda gli stati-nazione e il concetto di cittadinanza è fortemente intrecciato con cose come la cultura, le tradizioni, la lingua e anche il colore della pelle. Credo sia quindi giusto che non basterà più aver avuto un antenato italiano vivo nel 1861 per ottenere automaticamente la cittadinanza italiana: anche se i nuovi criteri mi sembrano comunque poco sensati (basterà un nonno o una nonna nati in Italia), vedo un miglioramento.
Questa legge l’ha voluta un governo che, per usare un eufemismo, ha una visione del mondo abbastanza lontana dalla mia: è un problema riconoscere che ha fatto una cosa che ritengo opportuna? No. È un problema il fatto che l’opposizione, alla quale in teoria dovrei sentirmi più vicino, ha criticato quella legge ricorrendo a una retorica nazionalista? Secondo me sì, e anche molto.
Un consorzio di ricerca svizzero ha lanciato un gioco online per spiegare le sfide della transizione energetica. Ci ho giocato un po’ e mi sembra fatto bene, mostrando i vari aspetti della faccenda e le conseguenze di scelte e strategie.
C’è tuttavia una cosa che non mi ha indisposto: la politica. Una delle variabili del gioco riguarda infatti l’approvazione di leggi per creare impianti fotovoltaici o eolici più grandi o per imporre l’isolamento termico degli edifici. E fin qui, nulla da ridire. Non fosse che per far passare queste leggi basta fare delle campagne informative con un meccanismo che di fatto trasforma quelle campagne in operazioni di propaganda.
In pochissime parole
Quelli della Colossan adesso ammettono di non aver de-estinto il metalupo (ne avevo scritto qui). Settimane dopo, quando tutti ormai hanno ingerito e digerito l’annuncio iniziale della de-estinzione.
Ed è curioso che questo classico espediente narrativo coinvolga proprio una fantasia di complotto, quella degli Ufo.
Un esempio non proprio a caso.
In realtà l’esempio della zebra è stato proposto alla fine degli anni Quaranta del Novecento, quando le auto, almeno in città, avevano già soppiantato carri e carrozze trainate da cavalli. L’esempio è del medico statunitense Theodore Woodward – o almeno è stato lui a renderlo celebre – e ancora adesso nel gergo medico una “zebra” è una malattia rara e inaspettata.
Si potrebbe discutere su quanto sia davvero diffuso, e quindi rappresentativo delle fantasie di complotto, il terrapiattismo, ma effettivamente alcune persone sostengono davvero che la Terra sia piatta, quindi va bene così.