Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 126ª edizione della mia newsletter settimanale di segnalazioni – che trovate anche nel numero extra del lunedì – e riflessioni.
Oggi parlo di enocione (no, non lo chiamo metalupo), di crudeltà e di morbillo.
Ma prima una foto: un modellino di una casa giapponese che gli architetti, e proprietari, hanno deciso di rimodellare in base alle loro esigenze invece di demolire. È uno dei progetti di una interessante mostra a Mendrisio (ne ho scritto qui).1
Un assaggio di scienza trumpiana
Il titolo di questa newsletter – e del blog che la precede e che aggiorno sempre più di rado – non ha motivazioni scientifiche o ecologiste. Certo, sono temi che ho sempre avuto a cuore, ma quando scelsi il nome per il sito che ospitava le mie elucubrazioni pensavo più al fatto, abbastanza banale, che una specie estinta non appartiene più al nostro tempo.2 E così sentivo le cose che pensavo e scrivevo: non adatte al tempo presente. C’era probabilmente un po’ di spocchia, ma devo dire che l’intuizione ha retto abbastanza bene e anzi è forse ancora più attuale di prima, vedendo come negli ultimi anni il dibattito pubblico si è ulteriormente allontanato dal tipo di riflessioni che cerco di fare qui.
Ma negli anni mi sono sempre più appassionato alla biologia e all’ecologia. Mi sento quindi quasi in dovere di dedicare la newsletter di questa settimana all’enocione de-estinto. Se la notizia non vi dice nulla, forse è perché l’avete letta o sentita come la de-estinzione del metalupo.
I fatti in breve. Nei giorni scorsi l'azienda Colossal Biosciences ha annunciato la nascita di tre cuccioli di enocione o, come lo conosciamo anche in italiano grazie a Trono di spade, “metalupo”, animale estinto diecimila anni fa. Si tratterebbe della prima de-estinzione della storia. Solo che quelli nati non sono enocioni ma lupi grigi geneticamente modificati con circa 20 modifiche su 14 geni selezionati. Queste modifiche riguardano principalmente caratteristiche fisiche come dimensioni, pelo e struttura craniale, ma non comportamentali.
Colossal ha organizzato un lancio mediatico d'impatto, concedendo l’esclusiva a testate importanti (ma che non si occupano esclusivamente di scienza) come Time e New Yorker, prima ancora di pubblicare studi scientifici veri e propri.
In pratica, non abbiamo de-estinto una specie scomparsa ma creato un animale geneticamente modificato che assomiglia un po’ a un animali estinto, un po’ all’immaginario di una saga fantasy diventata una delle serie tv più popolari degli ultimi anni. Il lavoro fatto dalla Colossal, mi dicono persone esperte di biotecnologie, non è banale; ma forse dovremmo guardare a questo progresso come guardiamo agli sviluppi che ci sono dietro alla presentazione di un nuovo smartphone o visore per la realtà aumentata.
Perché Colossal è innanzitutto un'azienda commerciale, con una valutazione di mercato di oltre 10 miliardi di dollari e 435 milioni in finanziamenti. Il suo CEO Ben Lamm non nasconde l'intento di "fare un sacco di soldi", come ha dichiarato al New Yorker. Il modello di business è chiaro: utilizzare progetti spettacolari come la "de-estinzione" per attrarre investimenti. Arrivando ai prodotti davvero interessanti dal punto di vista commerciale, come la manipolazione genetica su misura, un business da “decine di miliardi di dollari” secondo Lamm. Animali domestici personalizzati, bestiame modificato per resistere a malattie o cambiamenti climatici, o addirittura uteri artificiali.
Ci si potrebbe chiedere: cosa c’è di male? Non è sempre stato così? E a ragione: da sempre scienza, economia e politica camminano a braccetto, e non sempre con risultati edificanti. Ma qui c'è qualcosa di diverso: il lato commerciale non è un compagno di viaggio più o meno ingombrante e fastidioso, ma è alla guida e decide dove, come e quando andare.
E questo è un grosso problema. Il sociologo Robert Merton metteva, tra i principi dell'ethos scientifico, lo “scetticismo organizzato”: l'attitudine a sottoporre qualsiasi affermazione al vaglio critico della comunità scientifica, indipendentemente dall'autorità di chi la pronuncia. Ma qui non stiamo semplicemente assistendo all’indebolimento del (peraltro imperfetto) sistema di autocontrollo che la scienza ha sviluppato dai tempi di Galileo. Qui siamo di fronte alla dimostrazione che possiamo completamente fare a meno di quel sistema e seguire solo la logica del lancio commerciale: grandi annunci prima di pubblicazioni scientifiche, narrazioni emozionanti che prevalgono sui dati e alterano la percezione pubblica.
Presentare questa operazione come "de-estinzione" è anche pericoloso perché alimenta l'illusione tecno-ottimistica che la tecnologia possa risolvere qualsiasi problema. È come se la Colossal ci dicesse: possiamo tranquillamente continuare a sfruttare indiscriminatamente le risorse ambientali portando altre specie all’estinzione, tanto un domani le potremo de-estinguere senza problemi. E poco male che, abbracciando un determinismo genetico scientificamente molto fragile, si ignora la complessità degli ecosistemi e delle relazioni ecologiche, considerando gli esseri viventi definiti semplicemente dal loro DNA e neanche da tutto il DNA, giusto quel tanto che basta per dare al lupo l’apparenza di un metalupo.
E questa non è l’astratta preoccupazione di un pessimista: come ha riportato il Washington Post,3 il segretario degli interni americano Doug Burgum ha già detto che possiamo lasciar perdere la protezione delle specie a rischio di estinzione: tanto basta chiamare la Colossal e loro premono il tasto “reset”.
Sul metalupo e la Colossal hanno scritto in molti, in questi giorni. Qui segnalo le letture che ho trovato interessanti.
Ovviamente gli articoli di Time e del New Yorker4 (più interessante il secondo del primo). Poi c’è Massimo Sandal, che alle de-estinzioni ha dedicato un bel libro: è stato intervistato da Query, la rivista del Cicap, e da Radio3 Scienza (non ho ascoltato l’intervista ma la segnalo sulla fiducia) e ha scritto un articolo per Le Scienze. Lettura interessante anche l’articolo del Post e una intervista al filosofo Simone Pollo.
In poche parole
E finalmente abbiamo le motivazioni della condanna per l’uccisione di Giulia Cecchettin. Già si sapeva che Filippo Turetta era stato condannato all’ergastolo – pena che continuo a considerare una sconfitta del sistema, perché esclude qualsiasi possibilità di recupero sociale – ma senza l’aggravante della crudeltà, cosa che aveva portato a qualche polemica puntualmente ritornata adesso che sono state pubblicate le motivazioni.
Eppure quelle motivazioni contengono ben altro e sono contento che Ilaria Boiano l’abbia letta e analizzata su Domani.5
Questa sentenza è importante perché afferma con chiarezza che la violenza sessista fino al femminicidio è esercizio deliberato di potere, riconosce il contesto sessista in cui si è maturato il femminicidio di Giulia Cecchettin, fornendo al contempo la misura di una chiara consapevolezza della giovane donna cui ha contribuito anche il cambiamento culturale e giuridico che, negli ultimi anni, ha nominato la violenza per ciò che è, incoraggiando a riconoscerne le radici strutturali.
In Texas, grazie al basso numero di persone vaccinate, c’è una epidemia di morbillo. I fattori dietro l’esitazione vaccinale sono diversi, ma la disinformazione ha certamente un ruolo non secondario ed è interessante leggere l’analisi che Katelyn Jetelina fa delle dichiarazioni dell’antivaccinista Robert Malone, identificando alcune strategie tipiche della disinformazione non solo sanitaria:
offuscamento: uso deliberato di gergo medico complesso per intimidire i lettori non esperti, creando falsi nessi causali che crollano sotto l'esame di professionisti;
falsa autorità: citazione di un "medico texano" anonimo come fonte, sfruttando una presunta credibilità senza possibilità di verifica;
silenzio unilaterale: sfruttamento del fatto che i medici curanti non possono rispondere per questioni di privacy, trasformando il loro silenzio obbligato in presunta ammissione di colpa;
distrazione: deviazione dal problema centrale (la malattia prevenibile) verso questioni secondarie come possibili complicazioni mediche;
cherry-picking: uso selettivo di dati fuorvianti per incolpare i medici anziché riconoscere la mancata vaccinazione come causa primaria.
In pochissime parole
Sulla carta d’identità dei minori è corretto scrivere “genitori”, dice la Cassazione – non per ideologia gender, ma perché vorrebbe dire costringere una madre a mettere il proprio nome nella casella “padre”.
Cosa succede agli obiettivi climatici se l’economia va male? La risposta è meno ovvia, e pessimista, di quel che si potrebbe pensare.
Link accessibile: archive.is/yEFqU.
In realtà c’è anche un motivo personale: “dodo” e “doda” sono i vezzeggiativi con cui ci chiamiamo io e mia moglie.
Link accessibile: archive.is/wBXlq.
Link accessibile: archive.is/4qq82.
Link accessibile: archive.is/IcNWn.