Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 37ª edizione della mia newsletter. Oggi parliamo di alluvioni e disinformazione, esperti da interpellare ed esperimenti con la sinestesia.
Ma prima una foto:
È la cappella delle Officine Aeronautiche Caproni, nate nel 1910 e oggi sede di Volandia, il parco e museo del volo a pochi passi – non è un modo di dire, ci si arriva a piedi – dall’aeroporto di Malpensa. Non sono un appassionato di aviazione, ma il posto merita una visita.
Piove disinformazione
Questa newsletter non segue l’attualità, ma è difficile ignorare eventi come l’alluvione in Emilia Romagna sia per quanto riguarda la gravità dell’accaduto, sia per la quantità di “rumore mediatico” che ha generato. È la sintesi quasi perfetta, e tragica, di due temi che mi sono cari: la crisi climatica e la disinformazione (o controinformazione).
Iniziamo dalla crisi climatica. Forti piogge dopo un periodo di siccità rientrano nelle previsioni degli esperti: il riscaldamento globale porta a una estremizzazione degli eventi. Ne avevo anche accennato in una precedente edizione di questa newsletter, ma in poche parole situazioni prima rare diventano più frequenti, riducendo i periodi moderati.
È una previsione puntuale, per quanto meno facile da capire di un generico “le temperatura aumenteranno”. Anche meno facile da verificare: un conto è dire “fa caldo!”, un altro “è aumentata la frequenza relativa di eventi estremi”. Neanche per gli esperti è semplice ricondurre un singolo evento al riscaldamento globale; ilPost fa il punto della situazione per le alluvioni di Emilia Romagna e mette in chiaro fin dal titolo che il legame esiste “ma è meno immediato di un semplice rapporto causa-effetto” – il che è un messaggio difficile da comunicare. Sulla difficoltà di capire e comunicare la crisi climatica c’è un bell’articolo di Mario Giordano sul Corriere della Sera.
E qui arriviamo alla disinformazione. Ho trovato di tutto, in questi giorni, sui social media e su (alcuni) giornali. C’è il puro e semplice negazionismo del “non ha piovuto poi così tanto” e “alluvioni come questa ci sono sempre state”; riconoscere che il clima sta cambiando ma non a causa delle attività umane; attribuire la colpa all’incuria e alla mancata realizzazione di opere con tanto di appendice complottista (lo fanno così cresce il PIL/danno lavoro agli amici per la ricostruzione/possono imporre lockdown climatici); rifiutare le ricerche sul riscaldamento globale considerandole fandonie contrarie al metodo scientifico.
Elemento comune è negare e mettere in dubbio non solo le conclusioni degli esperti – cosa di per sé legittima e anzi preziosa – ma tutto il sistema. Non sono i dubbi di chi vuole capire meglio, ma quelli di chi non vuole capire. Prendiamo il tema delle infrastrutture: l’adeguamento del territorio alle nuove situazioni climatiche è uno dei punti che si trova in praticamente tutti i documenti su come affrontare la crisi climatica, documenti che vengono sistematicamente sbeffeggiati dalle stesse persone che ora dicono che bastava pulire i letti dei fiumi.
Il mio atteggiamento, di fronte a questa disinformazione, è pensare a come comunicare meglio, evitando ambiguità e semplificazioni e rispondendo ai dubbi. Ma è una strategia che ha senso quando si tratta di dubbi di persone che vogliono capire,
C’erano uno zoologo, un allevatore e un computer
No, non è una barzelletta ma lo scenario che mi sono immaginato per un piccolo sondaggio sulle fonti. In breve: immaginate di voler sapere quanto a lungo vivono, in media, le mucche – insomma qual è la loro “speranza di vita”. Avete di fronte a voi, appunto, uno zoologo (competente sui mammiferi), un allevatore (di bovini) o un computer con accesso a internet. Cosa fate per trovare una risposta?
Ho ricevuto una sessantina di risposte:
Gli esperti umani vincono sulla ricerca online. E la “conoscenza pratica” di un allevatore supera quella “teorica” dello zoologo.
Per la cronaca, questa è la risposta di ChatGPT:1
In media, una mucca vive tra i 15 e i 20 anni. Tuttavia, la durata della vita di una mucca può variare a seconda di diversi fattori, tra cui il suo scopo (latticino o da carne), le condizioni di allevamento, la salute generale dell'animale e la gestione delle sue cure.
Le mucche destinate alla produzione di latte possono vivere generalmente più a lungo rispetto a quelle destinate alla produzione di carne, in quanto vengono mantenute in allevamenti specializzati e ricevono cure veterinarie regolari. Alcune mucche lattifere possono anche superare i 20 anni, anche se questo è meno comune.
In che senso?
Immagino di non essere il solo ad abbinare la sinestesia – quando i sensi si “mischiano” e ad esempio un suono ha un sapore o un colore ha consistenza – alle sostanze stupefacenti come l’LSD.
Il fenomeno ovviamente non riguarda solo “stati alterati di coscienza” ed è anzi un fenomeno fisiologico, legato alla plasticità del cervello e che permette di sostituire un senso con un altro. Si tratta di un campo di studi avviato negli anni Sessanta da Paul Bach-y-Rita. Il suo esperimento sostituiva la vista con il tatto: una videocamera (montata sulla testa dei soggetti) invia le immagini a un apparecchio che le converte in uno schema di vibrazioni che il soggetto percepisce sull’addome. E le persone effettivamente “vedono”: bastano poche ore di addestramento per capire, tramite queste vibrazioni, quali oggetti sono presenti davanti a noi. Ma questa “vista cutanea” (skin vision) è solo il primo esempio e qui voglio citare anche vOICe, dei paesaggi sonori sviluppati da Peter Meijer per permettere ai ciechi di “vedere con le orecchie” (c’è anche un visore che ricorda Star Trek)
Una ricerca da poco pubblicata sul Journal of Neuroscience (qui un comunicato stampa) prova un altro approccio: trasformare i suoni – e in particolare il parlato – in sensazioni tattili per permettere alle persone di “ascoltare con la pelle”. Per ora abbiamo solo un esperimento con appena 60 parole (grosso modo un centesimo di quelle del vocabolario base) per capire come è meglio procedere. Sembra infatti che “spezzare la parola” trasformando i sensazioni tattili i singoli fonemi non funzioni granché ma sia meglio convertire le parole in modo che assomiglino ai suoni (qualsiasi cosa voglia dire).
E per finire…
Si può rimanere folgorati con lo smartphone? Sì, ma non è semplice (per fortuna).
Perché la meditazione non è necessariamente una pratica antiscientifica – come si potrebbe pensare2 di fronte al misticismo che spesso si accompagna a queste pratiche.
La storia di Ahmed Hussein Abdelrahman Adam, professore di archeologia dell’Università di Khartoum che ha lasciato il Sudan per arrivare a Lugano.
Questa edizione della newsletter finisce qui; se vi è piaciuta potete consigliarla o condividerla con altre persone…
Ci leggiamo tra sette giorni.
Credo che “qual è la vita media di una mucca” sia una domanda che non dovrebbe portare ad “allucinazioni da intelligenza artificiale”, ma per sicurezza non prendetela troppo per buona.
O meglio come potrebbero essere portate a pensare le persone come me, con un certo pregiudizio verso la spiritualità.