Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 63ª edizione della mia newsletter settimanale di segnalazioni e riflessioni. Oggi parliamo di venerdì 17 e cose che portano male, di buchi neri che hanno portato bene e di algoritmi che bucano le bolle.
Ma prima una foto: un gatto nero1 che, insieme ad altri due suoi simili, ci ha intrattenuto qualche mattina al campeggio vicino a Venezia.
L’avevo fotografato perché sì – del resto chi resiste a un gattino che ti si avvicina?2 E adesso è la foto ideale per questa edizione della newsletter che esce di venerdì 17: giorno infausto, se si è superstiziosi. Ma essere superstiziosi porta male.
La scienza della superstizione
“Essere superstiziosi porta male” è uno dei temi della Giornata Anti Superstizione (GAS) che il CICAP organizza, appunto, di venerdì 17, con attività in tutta Italia e non solo. L’elenco competo si trova qui; segnalo l’appuntamento a Lugano – una parte non trascurabile dei miei lettori è ticinese –, ovvero la proiezione del film La capra alle 20.30 al Cinema Iride al Quartiere Maghetti. Parliamo di una commedia francese degli anni Ottanta molto diverte e a tema sfortuna e superstizione, sia per la trama sia per una tragedia accaduta a Torino: l’incendio del Cinema Statuto del 13 febbraio 1983 nel quale morirono 64 persone.
È una buona idea andare di venerdì 17 in un cinema a vedere il film che veniva proiettato la sera dell’incendio? L’idea dietro la GAS è esattamente questa: è una buona idea perché il film è molto divertente e non aumenta le probabilità di incidenti – probabilità molto basse anche perché in seguito a quell’incendio in Italia vennero introdotte nuove norme sulla sicurezza.
Se quell’incendio fosse stato considerato un segno del destino o un caso di sfortuna, non si sarebbe fatto nulla del genere e, ad esempio, non avremmo l’obbligo delle porte antipanico. Questo è uno dei motivi per cui “essere superstiziosi porta male”: attribuire certi eventi alla semplice sfiga può portare ad accettarli come semplici fatalità, senza analizzare l’accaduto e cercare soluzioni. È un atteggiamento che considero pericoloso, secondo solo al cercare un capo espiatorio al quale dare la colpa di tutto.
Ma c’è anche un altro motivo per cui “essere superstiziosi porta male” – che poi è lo stesso motivo per cui “essere fortunati porta bene”. Lo psicologo Richard Wiseman – che ha tutta la mia invidia per essersi costruito una solida carriera di esperto in quirkology, la scienza delle cose bizzarre – ha studiato la fortuna scoprendo che effettivamente ad alcune persone accadono cose positive e ad altre no. Ma non è questione di forze soprannaturali: è semplicemente una questione di “finestra di attenzione”. Le persone fortunate non sono favorite dal destino ma prestano maggiore attenzione alle opportunità che si presentano. In un esperimento da lui condotto, all’interno di un classico esercizio di attenzione (se non sbaglio bisognava contare un certo tipo di figure presenti in un quaderno) erano nascoste alcune scritte del tipo “se dici di aver letto questo testo l’esaminatore ti darà 20 dollari” – scritta notata soprattutto dalle persone che si considerano fortunate.
Una cosa simile accade con la sfortuna: se ti consideri sfortunato, o sei convinto che lo sarai perché, ad esempio, un gatto nero ti ha tagliato la strada, probabilmente ignorerai certe opportunità perché “tanto mi andrà male”.
Le superstizioni diventano così anche un interessante laboratorio per capire come la scienza può studiare fenomeni complessi come il comportamento umano. Non basta vedere se un evento – come il già citato gatto nero, ma l’elenco di cose che portano sfortuna o al contrario fortuna è lungo e con molte varianti regionali – ha un effetto negativo o positivo, ma bisogna anche fare in modo di filtrare eventuali effetti dovuti alle aspettative delle persone. È il caso di certi riti scaramantici che danno alle persone maggiore sicurezza in sé stesse. Senza dimenticare che alcuni eventi hanno effettivamente effetti negativi: rompere uno specchio aumenta effettivamente il rischio di tagliarsi, visto che si dovranno buttarne i pezzi, ma questo vale per tutti gli oggetti in vetro.
Concludo con un altro motivo per cui essere superstizioni porta male: le conseguenze sociali del credere alla sfortuna. Certi riti scaramantici possono portare a comportamenti poco efficaci se non addirittura dannosi, come “saltare”, nella numerazione dei piani, i numeri 13 e 17 (o altri considerati infausti) causando disagi ai soccorritori in caso di incendi. E l’esclusione sociale di persone considerate iellate o, peggio, iettatori.
Il buco nero che ha portato bene
Qualche settimana fa si è tenuto al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano l’incontro “La scienza si racconta” nel quale si è parlato un po’ di comunicazione della scienza.
Mi ci è voluto un po’ ma ho visto tutta la registrazione dell’evento, disponibile su YouTube. Interventi tutti interessanti ma mi ha colpito in particolare quello di Paola Catapano, comunicatrice scientifica al CERN (inizia a 2 ore e 41), a proposito della storia del buco nero che avrebbe inghiottito il pianeta all’accensione del Large Hadron Collider. È una bufala bella e buona che al CERN hanno saputo sfruttare per guadagnarne in popolarità e per fare corretta comunicazione scientifica.
L’algoritmo che buca le bolle
Ho da poco scoperto l’esistenza di Ground News. È un progetto interessante: da come l’ho capito, un’intelligenza artificiale si legge un sacco di fonti di informazioni di vari orientamenti politici e mette insieme le notizie, evidenziando se sono più popolari in uno schieramento o nell’altro e le eventuali differenze. È ovviamente concentrato sugli Stati Uniti, ma ha anche una “edizione europea”.
L’idea è aiutare le persone a “bucare le bolle”, evitare che ci si informi esclusivamente su media che rispecchiano il nostro pensiero e scoprire anche punti di vista che non condividiamo. Ground News funziona insomma al contrario degli algoritmi di molti social network, che selezionano i contenuti in base alle nostre preferenze – cosa che potrebbe avere senso per i film (se adoro le commedie romantiche non vedo perché qualcuno dovrebbe farmi vedere un horror) un po’ meno per l’informazione.
È un’idea interessante, anche se mi ricorda un po’ la battuta sul dare pari spazio a tutte le opinioni: se una parte dice che c’è il sole e l’altra che piove, il compito del giornalista non è di dare voce a entrambe, ma di aprire la finestra e guardare che tempo c’è. Insomma, sospetto che Ground News possa dare l’idea che tutte le opinioni siano sullo stesso piano – quando, a volte, c’è banalmente qualcuno che dice una fesseria.
200 anni di energia statunitense
Come viene prodotta, e per cosa viene usata, l’energia negli Stati Uniti dal 1800 ai giorni nostri? La risposta in un grafico interattivo realizzato dall’Università di Chicago (qui riesco a mettere solo un anno).
La crescita dei consumi per trasporti e industria me l’aspettavo, e anche che il carbone (che nell’immaginario collettivo fa tanto Ottocento) fosse superato dal petrolio solo a metà Novecento. Mi ha invece stupito vedere così tanto gas naturale.
Ho scoperto questo grafico su Chartbook che ricorda anche il nome di queste infografie: “diagrammi di Sankey”. Il primo, celeberrimo, esempio è la “carta figurativa” sulla campagna di Russia di Napoleone realizzata da Charles Minard:
Il kiss che non ti aspetti
“Ora ti kisso”: a scriverlo non è un (o una) adolescente di oggi, ma Velia Titta, moglie di Giacomo Matteotti, nel 1917 – a dimostrazione che certi meccanismi linguistici non sono un’invenzione recente. I dettagli su Terminologia etc.
A parte forse una minuscola macchia bianca che si intravede sul davanti.
Ovviamente quelle brutte persone che preferiscono i cani.