Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 88ª edizione della mia newsletter settimanale di segnalazioni e riflessioni.
Oggi parliamo di effetti collaterali dei timori sui vaccini, della notizia di una morte, di come chiamare chi manifesta e di Kant.
Ma prima una foto: ieri era una bella giornata di sole.
Effetti collaterali
Cerco di mantenere una dieta mediale il più varia possibile – in termini meno pomposi: cerco di leggere di tutto, non solo chi la pensa come me e la selezione che faccio si basa perlopiù sulla qualità dell’argomentazione, non sul fatto che sia d’accordo.
Nei giorni scorsi ho quindi seguito “l’affaire Astrazeneca” da tre-quattro punti di vista.
Inizio col dire quello che ho capito io, partendo al solito da una lunga premessa. I vaccini – come tutti i farmaci, e il discorso vale anche per molte altre sostanze – hanno effetti collaterali; alcuni frequenti che emergono nelle prime fasi di sperimentazione, altri rari che emergono alla fine della sperimentazione e altri rarissimi che si scoprono solo dopo l’approvazione (e iummagino che ve ne siano alcuni che non vengono mai scoperti). Si tratta di valutare pro e contro, o meglio rischi e possibili benefici visto che ci muoviamo nell’incertezza: magari il vaccini mi salverà la vita, magari mi risparmierà diversi giorni di malattia con conseguenze a lungo termine, magari non mi contagerò mai, magari dopo la dose mi farò qualche giorno di febbre e così via. Se i benefici superano i rischi e non ci sono alternative più vantaggiose, si procede; altrimenti si lascia perdere.
Se questa valutazione viene fatta semplicemente dal singolo, ovviamente con accesso a tutte le informazioni disponibili, direi che la responsabilità della scelta è sua; quando invece – ed è il caso dei vaccini – la vlautazione riguarda anche i benefici per la società, sono dell’idea che la responsabilità sia anche della collettività che si debba far carico degli effetti collaterali gravi.
Quel che è successo al vaccino Astrazeneca è, da quel che ho capito, esattamente questo. Da una parte quel calcolo di rischi e benefici è cambiato così tanto da portare l’azienda produttrice, in accordo con le autorità sanitarie, a ritirarlo dal mercato; del resto, al contrario di altri vaccini per il Covid, non è mai stato aggiornato per le nuove varianti. Dall’altra vi sono stati dei processi per risarcimenti durante i quali è stato fondamentalmente ribadito quanto già detto, cioè che vi possono essere effetti collaterali rari.1
Quali sono i tre-quattro punti di vista su tutto questo? Insieme a chi cerca di fare chiarezza, c’è chi invoca conseguenze “per chi sapeva e ha ingannato la popolazione” e, dalla parte opposta, c’è chi sfotte gli “analfabeti funzionali” che non capiscono niente.
Senza invocare forche e ghihliottine o considerare idioti chi ha dubbi,2 mi chiedo come siamo arrivati fin qui. O meglio: avremmo potuto evitare di arrivare fin qui, con una agguerrita minoranza che crede in un piano criminale e una parte non trascurabile della popolazione che ha dubbi e si fida poco? Forse invece di ripete “sicuro ed efficace” andava spiegato cosa si intende con sicuro e cosa si intende con efficace, mostrando anche un po’ di comprensione e di empatia per chi quegli effetti avversi li ha avuti (o ritiene di averli avuti: il fatto che si sbagli non cambia la sofferenza).
Il New York Times ha da poco pubblicato un lungo articolo sulle persone che si sentono danneggiate dal vaccino contro il Covid e che sono fondamentalmente inascoltate dalle autorità (anche a causa delle lacune del sistema sanitario statunitense). Mi chiedo se un simile articolo – che a una lettura superficiale (o in cattiva fede, ma lì c’è poco da fare) potrebbe sembrare il riconoscimento della pericolosità dei vaccini – sarebbe stato pubblicato uno o due anni fa. Sospetto di no: quella cautela che nell’articolo si rimprovera alle autorità che hanno trascurato e minimizzato per paura di alimentare la sfiducia verso i vaccini, ha riguardato anche i media.
Personalmente lo considero il danno maggiore della disinformazione e della polarizzazione: la difficoltà, per non dire l’impossibilità, di avere un dibattito costruttivo.
Perché ho parlato di tre-quattro punti di vista se ne ho descriti sostanzialmente tre? Perché una parte dei miei contatti ha lasciato perdere AstraZeneca per parlare della diffusione dell’influenza aviaria che, a dispetto del nome, sta colpendo diversi mammiferi tra cui molti animali da allevamento, contagiando anche alcuni esseri umani.
Katelyn Jetelina si chiede quanto dobbiamo preoccuparci: tanto, se siamo addetti ai lavori; poco se siamo persone qualunque – anche perché c’è poco che si possa fare, se non evitare contatti con animali malati o uccelli morti, non bere latte crudo. Seguirò il suo consiglio, ma una parte della mia mente continuerà comunque a pensare che tutte queste discussioni disordinate su AstraZeneca (insieme ad altre, ad esempio sul Piano pandemico dell’OMS) non ci aiuteranno in caso di nuova epidemia.
In poche parole
È morto Paul Auster – scrittore che conosco troppo poco per dire qualcosa di sensato. Non conosco neanche l’opera della moglie, la poetessa e autrice Siri Hustvedt, ma un suo posto su Instagram mi ha colpito.
È un testo lungo, che si dipana per più commenti ma che vale la pena leggere tutto, per come parla della malattia e della morteo anche solo degli stereotipi ai quali ricorrono i media. Nella parte iniziale, Hustvedt racconta che la notizia della morte di Paul Auster si è diffusa prima che lei o la figlia potessero annunciarla pubblicamente o avvisare familiari e amici. “Siamo state private di questa dignità. Non conosco la storia completa di quanto è accaduto, ma so questo: è sbagliato”.
Posso immaginare l’amarezza e penso che si sarebbe voluta maggiore delicatezza. Tuttavia mi chiedo in che misura la notizia della morte di un personaggio pubblico, quale Paul Auster certamente era, “appartenga” alla famiglia. Certamente la notizia della morte di una persona, indipendentemente dalla sua notorietà, non può essere resa nota se i familiari più stretti non sono stati informati, ma qui la situazione è diversa, si parla di attendere una sorta di “annuncio ufficiale” della famiglia.
Nel Regno Unito Google ha rimosso dalle proprie pagine di ricerca alcuni siti su trattamenti medici non autorizzati. È il tipo di operazione che, durante la pandemia, incontrava la mia approvazione seppur con qualche perplessità. Ma in questo caso parliamo di trattamenti ormonali per la disforia di genere. Come scrive 404media, si tratta di farmaci che alcune persone transgender preferiscono procurarsi evitando di passare per il sistema sanitario.
È di nuovo una di quelle situazioni in cui mi è difficile schierarmi: parliamo di siti che, se ho capito bene, permettono di procurarsi farmaci senza autorizzazione, e questo è certamente un problema per certi versi più grave del sito che consiglia di curare il tumore con il succo d’arancia; d’altra parte certi farmaci possono essere osteggiati per motivi più ideologici e politici che scientifici.
Seguendo le notizie sulle proteste per la guerra a Gaza, ho notato un curioso oscillamento semantico. Chi manifesta chiedendo il cessate il fuoco e il ritiro dell’esercito israeliano è “propalestinese” o “antisraeliano”? In realtà potremmo aggiungere altri due scenari, con riferimento ai Paesi anziché ai popoli, quindi “Pro Palestina” o “Anti Israele”.
Ovviamente dietro simili manifestazioni vi è sempre una pluralità di motivazioni, alcune delle quali chiaramente antisemite, ma volendo cercare il “minimo denominatore comune” nella convinzione che il governo israeliano non dovrebbe fare quello che sta facendo a Gaza,3 quale espressione sarebbe la più adatta? “Antisraeliano” e “Anti Israele” mi convincono poco: vero che si tratta, appunto, di criticare l’operato di un governo, ma è facile interpretarli come contrarietà a una popolazione o all’esistenza stessa di uno Stato. Dall’altra parte anche “Pro Palestina” non mi convince, perché comporterebbe il sostegno a una autorità che, sia sul fronte interno che esterno, è fortemente criticabile.4 Un po’ meglio “propalestinese”, riferendosi a una popolazione in buona parte composta di vittime innocenti.
Lo avevo promesso: ecco i link ai cinque articoli per il trecentesimo di Kant.
Il primo articolo è un’intervista a Silvia De Bianchi5 per scoprire un po’ l’attività scientifica di Kant, oggi perlopiù dimenticata – per vari motivi, non necessariamente legati alla qualità del suo lavoro.
Anche il secondo articolo è a tema scientifico: per affrontare la Critica della ragion pura mi è sembrato interessante discuterne con un neuroscienziato, Giorgio Vallortigara,6 e se da una parte mi spiace aver trascurato la dimensione filosofica di quell’opera, dall’altra è stato interessante vedere come le idee kantiane siano state riprese dalle scienze cognitive.
Molto più filosofico il terzo articolo, dedicato alla morale kantiana con Roberto Mordacci7 che sottolinea l’importanza della riflessione kantiana sull’autonomia e – cosa che mi trova molto d’accordo – se la prende con Hegel e con il romanticismo.
Infine c’è l’estetica, anche se in realtà con Serena Feloj8 abbiamo parlato poco di quella che è la filosofia dell’arte e del gusto estetico, visto che la Critica del giudizio ha come tema principale il rapporto con un mondo che non è solo oggetto di conoscenza categorizzante.
Ho scritto “infine” perché originariamente pensavo di fermarmi lì, con l’attività scientifica e le tre critiche, lasciando da parte il diritto che mi pareva non così centrale. Poi mi sono ricordato del testo “Per la pace perpetua”, ed ecco una intervista a Massimo Mori9 per discutere, tra le mille cautele kantiane, del rapporto tra democrazia, sovranità nazionale e pace.
In pochissime parole
Not my taco, un video divertente anche se non mi convince del tutto.
È davvero necessario e utile “umanizzare” alberi e natura? (La risposta, grosso modo è: sì, non possiamo farne a meno, e proprio per questo dovremmo cercare di farlo nel modo giusto).
Can an organ transplant really change someone’s personality? A quanto pare sì, e non è solo una questione psiucologica.
Un paio di link utili sulla vicenda: La possibile correlazione tra trombosi e vaccino anti-Covid di Astrazeneca non è una novità (mi sembra che ormai la correlazione si più che “possibile”, ma capisco la cautela); La Commissione UE non ha revocato l’autorizzazione al vaccino Astrazeneca perché pericoloso. Consiglio inoltre questo episodio di Radio3 Scienza.
Sono invece più propenso a considerare criminali criminale chi per tornaconto personale alimenta quei dubbi.
Un “denominatore comune” molto eufemistico, me ne rendo conto.
E anche questo è un eufemismo bello grosso.
Versione accessibile: archive.is/c9hAS.
Versione accessibile: archive.is/9yAfY.
Versione accessibile: archive.ph/QD4N2.
Versione accessibile: archive.ph/YTdxU.
Versione accessibile: archive.ph/jnCMn.