Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 57ª edizione della mia newsletter settimanale di segnalazioni e riflessioni; oggi parliamo di medium, di premi Nobel, si spazi vuoti e spazi pieni e anche un po’ di cinema.
Ma prima una foto:
Il dito medium
La foto qui sopra l’ho scattata al primo – e verosimilmente non l’ultimo – convegno dei medium che si è tenuto lo scorso fine settimana vicino a Lugano.
Ci sono andato per conto del CICAP, ma ne ho scritto anche un pezzullo per laRegione. Qui qualche appunto.
L’attività principale non sembra più essere la “consulenza individuale”, versione moderna della classica seduta spiritica in cui il medium fa, appunto, da tramite con il mondo degli spiriti e in particolare con la “presenza” di una persona a te cara. Al loro posto, corsi di spiritualità, medianità e anche attività potenzialmente innocenti come meditazione, yoga, disegno istintivo (come quello nella foto qui sopra). Sospetto che queste ultime attività siano più semplici da organizzare e anche più “sicure”.
Ho seguito alcune “dimostrazioni medianiche pubbliche”. Grosso modo: in una sala gremita (il convegno ha attirato molte persone) la medium che dice “sento la presenza di un uomo, un padre, morto 10-15 anni fa” e tutti quelli il cui padre è morto una decina di anni fa alzano la mano, al che si introducono altri dettagli (“padre di figlie femmine”) o si allarga il campo (“magari è il padre di qualcuno che conoscete”) a seconda delle reazioni. È il cosiddetto “cold reading” o lettura a freddo, ma fatto in maniera molto grossolana.
Cosa intendo con grossolana? “Qualcuno qui è appena stato a Lourdes?” Silenzio. “Qualcuno è stato o ha intenzione di andare?” Silenzio. “Lourdes, Medjougore o un altro luogo mariano”. Silenzio. “Qualcuno ha una persona a lei vicina che è andata a Lourdes o in altro santuario?”. Silenzio. “Una statuetta della Madonna in casa?”.
A questo aggiungiamo che non si possono fare domande agli spiriti: decidono loro cosa dire. E rispettano la privacy, non rivelando informazioni personali in queste sedute pubbliche. Il tutto ha reso queste sedute quasi comiche, alle mie orecchie di scettico. Ma nessuno rideva e molti piangevano per la commozione di essere finalmente entrate in contatto con qualche genitore o fratello scomparso. (Una signora è “entrata in contatto” con lo spirito dell’ex suocera, nel senso della madre del marito da cui si è separata, e non pareva particolarmente emozionata).
I medium presenti erano truffatori? Difficile dirlo: secondo ce ne sono diversi in buona fede, convinti di sentire davvero presenze spiritiche.
Chi si rivolge a un medium farebbe meglio a rivolgersi a psicologi, psicoterapeuti o altre figure simili? In generale penso di sì, ma forse a volte è più efficace il rassicurante messaggio di un medium.
Spazi vuoti, spazi pieni
Ho trascorso una parte importante della mia vita a Milano e mi sento particolarmente legato a questa città. È quindi con un certo dispiacere che ho letto di un progetto che riguarda Piazzale Loreto. Che per carità dal mio punto di vista è sempre stato un “non luogo”, un posto pieno di traffico dal quale stare alla larga il più possibile. Insomma, ben venga un intervento urbanistico e posso anche guardare di buon occhio una collaborazione con i privati – ormai si fa così ovunque – ma l’idea che una “piazza”, luogo pubblico per eccellenza, sia in realtà la copertura di un centro commerciale mi lascia molto perplesso.1 Ed è solo uno degli aspetti critici dell’operazione, come spiega Lucia Tozzi su Il Tascabile: Privatizzare piazzale Loreto.
È fondamentale rendersi conto che questa rigenerazione “carina”, intrisa di greenwashing e socialwashing, non solo non è la soluzione ai nostri problemi, ma non è neppure un male minore, una versione mite della speculazione dura e pura: parafrasando le parole di Marco D’Eramo sulle politiche ambientali di Macron, il falso impegno è molto peggio del negazionismo, perché mascherando la violenza degli interventi con dei ridicoli palliativi crea l’illusione che si possano risolvere la disuguaglianza o le catastrofi climatiche con dei cespugli di graminacee, un coworking e uno skate park, proponendo soluzioni di mercato a problemi creati dal mercato stesso
Un’altra riflessione, complementare a questa, riguarda il nostro guardare ai terreni non edificati come “vuoti” da riempire. Con riferimento a un campo a San Donato e a uno stadio di calcio, ne scrive Marco Ferrari su Facebook.
È tempo di Nobel
Questa è una settimana da Nobel: dopo medicina, fisica, chimica e letteratura oggi si scoprirà il vincitore del Nobel per la pace2 mentre lunedì sarà annunciato il “non Nobel”3 per l’economia.
La stampa generalista ha fatto le sue consuete figuracce, spacciando Pierre Agostini, Ferenc Krausz e Anne L'Huillier come gli “inventori dell’attosecondo”. L’idea di inventare una durata è filosoficamente interessante (un attosecondo è un milionesimo di milionesimo di milionesimo di secondo), ma i tre sono stati premiati “per metodi sperimentali che generano impulsi di luce ad attosecondi”. Cosa che pare essere molto utile per studiare la dinamica degli elettroni nella materia, come sintetizzato in una illustrazione che considero un piccolo gioiello della divulgazione scientifica e che ho trovato sul sito dei premi Nobel:
Sul Nobel per la medicina, c’è una bella storia che riguarda Katalin Karikó e che racconta, a sommi capi, Anna Meldolesi sul suo blog.
È morta Evelyn Fox Keller
È morta Evelyn Fox Keller, medica e biologa con una marcata sensibilità filosofica oltre che femminista.
Ho scoperto le sue opere mentre lavoravo alla mia tesi di dottorato. Con un certo disappunto, non perché fossi in disaccordo, ma perché i suoi libri The Century of the Gene (credo ne esista una traduzione in italiano di Sylvie Coyaud per Garzanti, ormai introvabile) e Making Sense of Life erano tutta la prima parte della mia tesi, ovviamente più dettagliata, approfondita e meglio scritta. Poi certo, io dovevo seguire un approccio più analitico per cui non mi sono limitato a parafrasare il suo lavoro ma certo leggere i suoi libri ha alimentato la mia sindrome dell’impostore.
A voler presentare in breve il suo lavoro, direi che Evelyn Fox Keller ha mostrato quanto la scienza sia un’impresa culturale e sociale. Non si può studiare la natura senza portarsi dietro idee, concetti e pregiudizi ed è importante, per chi studia la scienza, riuscire a mettere in evidenza questi aspetti. Sempre nella mia tesi di dottorato ho messo, all’inizio di un capitolo, una citazione da Making Sense of Life:
Most philosophers, and even many scientists, have long since abandoned the traditional view of scientific language as, ideally at least, literal and univocal, uniquely corresponding to the entities and processes that make up the real world.
La maggior parte dei filosofi, e anche molti scienziati, hanno da tempo abbandonato la visione tradizionale del linguaggio scientifico come, almeno idealmente, letterale e univoco, corrispondente in modo univoco alle entità e ai processi che costituiscono il mondo reale.
Il New York Times ha un ricordo scritto molto più completo di queste poche righe: Evelyn Fox Keller, Who Turned a Feminist Lens on Science, Dies at 87 di Clay Risen.
La meteora di Wes Anderson e lo sguardo di Steven Spielberg
È uscito Asteroid City di Wes Anderson. Luca Nardi fa una cosa che non si dovrebbe fare: una analisi scientifica di un film che non ha alcuna ambizione di scientificità. Ma Nardi non è uno stupido e in realtà gioca con il film di Wes Anderson come Wes Anderson gioca con la storia del cinema.
Sempre a proposito di cinema, ho scoperto questo video-essay di Kevin B. Lee sul cinema di Spielberg e in particolare sulla “Spielberg face”, una particolare inquadratura che ritroviamo in molti suoi film. Il video-essay si può vedere qui.
Questa edizione della newsletter finisce qui; ci leggiamo tra sette giorni.
Per due ordini di motivi. Il primo è che sarà il gestore del centro commerciale a decidere cosa si può e non si può fare in quello spazio. Il secondo è che sei su un tetto, avrai se va bene un metro di terra: che razza di verde urbano vuoi avere?
Che, ricordiamo per fare un po’ di facile polemica, è stato assegnato a Obama ma non a Gandhi.
Ufficialmente si chiama “Premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel”, in quanto non previsto dal famoso testamento che ancora oggi inchioda la comunità scientifica a categorie ottocentesche (fisica, chimica, medicina).