Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 10ª edizione della mia newsletter. Oggi parliamo di Galileo Galilei, di meccanica quantistica, di pari opportunità nella scienza e di dispenser.
Ma prima una foto, un uccellino in fuga (aveva appena provato a mangiare un pezzo di pane lasciato incustodito sul tavolo):
Povero Galileo
Questa settimana sono andato a teatro e no, non ho visto Vita di Galileo di Brecht come qualcuno si sarà aspettato visto che ho nominato settordici volte Galileo. Quello che ho visto è Processo Galileo di (nel senso del testo) Angela Dematté e Fabrizio Sinisi e di (nel senso della regia) Andrea De Rosa e Carmelo Rifici. Ho visto la prima al LAC di Lugano e lo spettacolo avrà una discreta tournée – Torino, Modena, Pavia, Milano, La Spezia, Brescia – ma tanto non intendo parlare più di tanto dello spettacolo. Del resto pure nella recensione1 che ho scritto mi sono concentrato sulla figura di Galileo che nello spettacolo è preso a modello del pensiero scientifico in generale.
C’è infatti quell’idea che Galileo sia “il padre della scienza moderna”. Il che è certamente vero, però nel quadro di una famiglia allargata e anche un po’ complicata. Contro la retorica del “padre” lo storico e divulgatore Adrian Fartade2 propone di usare l’immagine di “lievito" che suona malissimo (“Galileo, lievito della scienza moderna”) ma rende bene l’idea di un ingrediente importante per quanto non così sostanzioso. Ancora peggio se guardiamo a quel che è successo nei secoli successivi: la sua vita e in particolare il processo per eresia sono stati interpretati in mille modi differenti ed è difficile trovare qualcosa che Galileo non sia stato. Martire dell’oscurantismo religioso, scienziato che cerca l’appoggio del potere e non rifiuta ogni responsabilità, materialista, persona spirituale e religiosa, scientista, umanista… Nella recensione ho scritto che “Galileo è oggi citato sia da chi difende le teorie che incontrano il consenso della comunità scientifica sia da chi si presenta come portatore di un sapere alternativo: una contraddizione che non ci dice nulla su quel che ha studiato e scritto Galileo di Vincenzo Bonaiuti de’ Galilei ma che ci dice tutto su come la nostra società guarda alla scienza”.
Peraltro a Galileo si attribuisce di continuo una celebre citazione:
La matematica è l’alfabeto nel quale Dio ha scritto l’universo.
Ebbene: per quanto riassume bene il suo pensiero, non sembra proprio essere una frase di Galileo – una mia breve indagine mi ha portato, anni fa, a un’origine inaspettata.
Torniamo al processo a Galileo. Chi volesse approfondire segnalo un breve video e una serie di articoli di Luca Simonetti:
Gli articoli sul processo: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12.
E dopo Galileo, l’ornitorinco quantico
La meccanica classica era un po’ controintuitiva, con oggetti pesanti e leggeri che cadono alla stessa velocità e altre stranezze. Ma nulla in confronto alla meccanica quantistica con particelle che sono anche onde e che sono “in nessun luogo ma contemporaneamente in infiniti posti”. Il virgolettato è dalla presentazione di un ciclo di incontri che si terrà a Lugano organizzato dal fisico Cesare Alfieri che dialogherà coi filosofi della scienza Federico Laudisa, Cristian Mariani e Claudio Calosi.
Il testo di presentazione è interessante per l’idea di fondo: la meccanica quantistica è strana ma reale come la meccanica classica, il problema sta nelle parole e nei concetti che usiamo. Come l’ornitorinco, questo strano animale che depone uova e allatta, un po’ uccello col becco un po’ mammifero peloso: lui è reale, il problema sono le categorie che gli zoologi hanno costruito prima di conoscere l’ornitorinco – sospetto che in questo esempio ci sia lo zampino di Umberto Eco e del suo bel saggio Kant e l’ornitorinco.
Restiamo in territorio scientifico con una ricerca sui pregiudizi di genere nel riconoscimento dei risultati accademici. È ristretta all’ambito economico, comunque guardando le ammissioni alla prestigiosa Econometric Society risulta che fino agli anni Ottanta una donna doveva pubblicare di più per essere riconosciuta quanto un uomo. La situazione adesso è cambiata e c’è anzi un pregiudizio positivo, forse dovuto una migliore valutazione della carriera accademica femminile, dal momento che le donne possono incontrare maggiori ostacoli per ottenere lo stesso curriculum vitae degli uomini.
Chiudo con alcune segnalazioni sparse.
Un deputato di Fratelli d’Italia ha deciso di difendere l’italiano dicendo “dispensatore” invece di “dispenser”; solo che le due parole non sono esattamente intercambiabili come spiega Licia Corbolante sul suo blog.
Paola Frongia e Giuseppe Spanu raccontano dell’uomo che doveva pietrificare Mazzini.
Un bel fumetto di SMBC su quanto fosse stupido aspettarsi grandi cose da internet.
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Ci leggiamo tra sette giorni.
Articolo a pagamento: nel caso scrivetemi.
Se ricordo bene in una delle puntate del podcast dedicato ai premi Ig Nobel disponibile su Audible.