Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 96ª edizione della mia newsletter settimanale di segnalazioni e riflessioni, in versione un po’ diversa dal solito1 causa vacanze.
Oggi parliamo di arte fuori contesto, disinformazione ed etica gigantesca.
Ma prima una foto:
Strani accostamenti
In questi giorni mi trovo a Roma in vacanza – il che significa meno tempo per leggere (e quini meno segnalazioni rispetto al solito) perché sono banalmente impegnato a fare le solite cose da turisti. Del resto, sei a Roma, non lo vuoi vedere il Pantheon o San Pietro?
Ma, appunto, quali sono le “solite cose da turisti”? Perché non mi spiego come le file al Pantheon e a San Pietro, per non parlare della Cappella Sistina, possano convivere con le poche persone presenti in altri “posti da turisti” altrettanto belli e interessanti – e non parlo di luoghi particolari che posso capire piacciano solo ad alcuni, ma anche di sale dei Musei vaticani con opere di Raffaello o Tiziano.
Tra questi luoghi belli, ho scoperto quasi per caso – lungo il percorso da San Paolo fuori le mura alla Piramide – la Centrale Montemartini. Parliamo di una centrale termoelettrica costruita nel 1912, i cui spazi in disuso sono stati utilizzati nel 1997 per esporre alcune opere durante la chiusura dei Musei capitolini per lavori di ristrutturazione. L’insolito (e coraggioso) accostamento tra statue dell’età classica e macchinari industriali di inizio Novecento è piaciuto e il museo, da provvisorio, è diventato definitivo.
Visto che questa non è una newsletter di consigli di viaggio ma di riflessioni filosofiche, non mi dilungo troppo sul museo – che comunque vale una visita – e passo a una cosa curiosa. Stavo infatti per scrivere che a me sono piaciute molto, quelle sculture “fuori contesto”, ma mi sono subito fermato. Perché d’accordo, la statua di una qualche figura mitologica realizzata ormai qualche millennio fa non era certo pensata per stare davanti a una caldaia industriale. Ma neanche in un museo tradizionale o in una piazza contemporanea.
Insomma, quelle statue noi le vediamo sempre fuori contesto – e “slavate”, visto che in origine erano colorate, come mostrato da una famosa esposizione al MET di New York – e non può che essere così: anche ammettendo di riuscire a ricostruire completamente l’ambiente originale, guarderemmo comunque quelle opere con gli occhi di una persona che vive nel 2024.
La cosa migliore che possiamo fare è chiederci come possiamo godere al meglio di queste tracce del passato, evitando di romperci la testa con discorsi sull’autenticità come invece spesso capita.
Cosa è la disinformazione
Che cosa penso di questa immagine?
Penso che sia divertente – non esilarante, ma divertente, insomma una battuta riuscita anche se non eccezionale. Penso anche che la si possa considerare satira, per quanto di nuovo non di quella più grafficante e riuscita.
Non credo che, in risposta a un “Joe, hai il mio sostegno” dell’ex presidente Barack Obama, Joe Biden abbia risposto “Per cosa?” dimenticandosi di essersi ricandidato (o addirittura di essere lui, l’attuale presidente degli Stati Uniti). E non credo che qualcuno, guardando questa immagine, possa pensare che questo dialogo sia avvenuto realmente.
Eppure credo che questa immagine rappresenti un caso di disinformazione e credo che sia corretto includerla in alcune ricerche sulla diffusione online della disinformazione – anche se capisco le obiezioni del filosofo Dan Williams: una definizione troppo ampia e vaga di disinformazione rischia di lasciare spazio alle opinioni politiche dei ricercatori che potrebbero considerare questa immagine un caso di disinformazione salvando invece un’immagine analoga, ma contro Trump. Però la soluzione, secondo me, è includere anche la seconda, non escludere la prima.
Con questo non dico che le varie iniziative contro la disinformazione – da procedimenti legali ai sistemi di fact checking previsti da alcuni social media – dovrebbero occuparsi anche di immagini come questa: come detto, è chiaro che quel dialogo tra Biden e Obama non è avvenuto realmente.
Ci sono immagini analoghe sulle quali avrebbe senso, fare fact checking. Ad esempio questa:
Non so se Alexandria Ocasio-Cortez (credo sia lei la politica nella parte alta del meme) abbia davvero pronunciato quelle parole, ma non mi concentreri su quello bensì sul fatto che temperature locali basse non contraddicono il riscaldamento globale e anzi, ondate di freddo potrebbero essere uno degli effetti della crisi climatica con l’indebolimento del vortice artico (ne avevo scritto brevemente qui).
Nel caso del meme di Obama e Biden, una simile operazione non avrebbe senso ed è secondo me giusto che circolino liberamente, senza neanche i blandi bollini “alcuni utenti hanno segnalato che…” che troviamo in alcuni social media.
Ma ugualmente considero quell’immagine un caso di disinformazione e credo che andrebbe inclusa in alcune ricerche sulla diffusione della disinformazione online. Perché memi,2 come del resto immagini satiriche, battute, barzellette e in generale tutta la narrazione di finzione, contribuiscono alla diffusione di informazioni: non affermano nulla di vero o di falso, ma nel loro racconto “al di là della verità” ci sono presupposti e impliciti che traggono forza dalla narrazione. È la forza della letteratura.
Biden è anziano, temo che sia troppo anziano per fare il presidente e certamente lo è per fare campagna elettorale come dimostrato dal disastroso confronto televisivo con Donald Trump. Ma, per quanto ne sappiamo, non soffre di demenza senile: sostenerlo, anche indirettamente con un meme divertente, contribuisce a diffondere un’informazione falsa e, se il tuo obiettivo è studiare come la disinformazione circola online, sarebbe strano escludere i memi (e parlo, ovviamente di tutti i memi, indipendentemente dall’orientamento politico).
Il GGMC, Grande Gigante Moralmente Confuso
In questi giorni di vacanza sto leggendo a uno dei figli Il GGG di Roald Dahl ed è vero, il protagonista è “un gigante molto confusionato”, come afferma lui stesso in uno dei primi capitoli.
Al contrario degli altri giganti, il GGG si rifiuta di mangiare esseri umani (i “popollani”) perché “è cosa brutta e sbagliata” mentre lui è “gentile”, il Grande Gigante Gentile appunto. Non sembra mangiare neanche altri animali, anche se la cosa non viene affrontata direttamente. È vegetariano e soprattutto è onesto, anzi “onorifico”, visto che si rifiuta di rubare frutta e verdura dai campi, nutrendosi di quel che trova: “Preferisce masticare dei putrefanti cetrionzoli piuttosto che sgraffignare qualcosa ai popolli”.
Il GGG sembra quindi avere dei principi morali molto forti e peraltro condivisbili dalla stragrande maggioranza dei lettori, almeno per quanto riguarda il non rubare e il non mangiare carne umana. Eppure il GGG non sembra credere in una morale universale:
«Io non riesce a capire i popollani» riprese il GGG; «tu per esempio è una popollina e dice che i giganti è abominoso e monstrevole perché mangia la gente. Chiaro o scuro?»
«Chiaro».
«Ma i popollani si imbudella tutto il tempo tra loro, si sparapacchia coi fucili e va sugli aeropalmi per tirarsi bombe sulla testa ogni settimana. I popollani uccide per tutto il tempo gli altri popollani».
Aveva ragione. Era evidente che aveva ragione, e Sofia lo sapeva. Stava cominciando a chiedersi se davvero gli uomini fossero migliori dei giganti. «Tuttavia» disse, cercando di difendere nonostante tutto i suoi simili, «ciò non impedisce che sia riprovevole che quegli orribili giganti se ne vadano ogni notte a mangiare gli esseri umani. Gli uomini non hanno mai fatto loro nulla di male».
«È quello che dice ogni giorno anche il porcellino. Dice: "Io non ha fatto mai nulla di male agli uomini e allora, perché loro mi mangia?"»
«In effetti...»
«I popolli inventa regole che gli va bene, ma sue regole non va bene al porcellino. Chiaro o scuro?»
«Chiaro» ammise Sofia.
«Anche i giganti inventa regole, e le sue regole non va bene ai popolli. Ognuno fa regole che va bene solo a se stesso».
Al di là della sgrammaticatura, “ognuno fa regole che va bene solo a se stesso” è una magnifica sintesi del nichilismo etico. E del resto anche il GGG si dà regole che vanno bene a lui e non ad altrI: non mangia animali umani e non umani, ma si nutre di cetrionzoli. Eppure le sue straordinarie orecchie riescono a udire il dolore delle piante:
Il gigante tacque un attimo, poi riprese: «E con gli alberi è lo stesso come con i fiori. Se io pianta un’ascia nel tronco di un grande albero, io sente un suono terribile che viene dal cuore dell’ albero».
«Che tipo di suono?»
«Un lamento soffocato, come quello di un vecchio che sta morendo lentamente».
Tacque ancora. La caverna si riempì di silenzio.
«Gli alberi vive e cresce proprio come tu e me» disse. «È vivi. Così è le piante».
Tre riflessioni di media lunghezza, al posto del tradizionale pippone iniziale seguito da segnalazioni brevi e molto brevi.
Visto che deriva da “gene”, che al plurale diventa “geni”, è giusto che “meme” al plurale diventi “memi”.