Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 53ª edizione della mia newsletter settimanale di cose interessanti: oggi parliamo di Folle di scienza, di ottimismo sanitario, medicina tradizionale e leoni che mangiano gazzelle.
Ma prima una foto:
Un impostore a Strambino
La foto è stata scattata a Strambino, cittadina piemontese dove – come annunciato nella scorsa newsletter – mi trovavo per Folle di scienza, ritrovo di un sacco di gente che fa comunicazione della scienza. E poi c’ero io, che mi sento sempre un praticone della comunicazione scientifica (e della comunicazione in generale), vuoi per la formazione principalmente filosofica, vuoi per il fatto che non mi sono mai occupato esclusivamente di scienza ma sempre di una miriade di temi. Come del resto si vede da questa newsletter.
A ogni modo, quando sono intervenuto nei vari gruppi di discussione non devo aver detto grosse fesserie, o almeno nessuno me l’ha fatto notare.1 Dal punto di vista umano, è stato un piacere rivedere persone che non incontravo da un po’ di tempo, vedere dal vivo persone con cui ho interagito perlopiù virtualmente e incontrare gente nuova. Dal punto di vista delle idee, si è discusso – e si continua a discutere su chat – di vari argomenti, con uno scambio di competenze e punti di vista molto interessante e costruttivo. Che un conto è leggere chi ha un approccio militante e battagliero alla divulgazione, un altro è discuterci e scoprire le sue ragioni e le sue valutazioni. E poi discutere con chi se ne occupa di scienza e letteratura, di comunicazione gentile, dello scrivere libri, dell’essere eclettici o settoriali eccetera.
Cosa mi porto a casa? Sicuramente qualche idea su cosa fare in futuro. Vedremo se resteranno idee.
Mettere paura alla gente
Sono ottimista – spero ragionevolmente ottimista – sul Covid: grazie a vaccinazioni e infezioni passate c’è una immunità diffusa e le nuove varianti porteranno a un aumento dei ricoveri ma non così grave da tornare in situazione di emergenza.
Sono ottimista, dicevo, ma non così tanto da lasciar passare inosservate fesserie come quelle del virus che cerca di convivere con gli esseri umani. Come scrive Enrico Bucci sul Foglio:
È tutto semplice e cristallino, a un livello tale che ci si chiede perché si voglia a tutti i costi insistere su certe posizioni superate nell’istante stesso in cui fu pubblicata l’”Origine” di Darwin. Da queste considerazioni elementari deriva la necessità di non abbandonare né la sorveglianza né la profilassi contro SARS-CoV-2 e contro qualunque altro virus, per cui strutture, finanziamenti e personale in un paese di pur modesta capacità politica dovrebbero essere mantenute in massimo grado.
Invece, questo è il paese dove si parla antropomorficamente di “bisogno di diventare endemico” di un mucchietto di atomi organizzati in un replicatore biologico, e si dice che in ragione di quello bisogna finirla di “mettere paura alla gente”.
Miei i dati, mia la scelta
Si discute periodicamente di protezione dei dati – recentemente in Svizzera è entrata in vigore una legge analoga alla europea GDPR.
Se a proposito di protezione dei dati state pensando a quello che condividete sui social media, dovete spostare lo sguardo sulle intelligenze artificiali o meglio sui sistemi di machine learning (come i modelli linguistici tipo ChatGPT) che si basano su una grande, enorme, immensa quantità di informazioni di ogni tipo. Anche le automobili raccolgono informazioni personali, come riporta un inquietante rapporto della Mozilla Foundation. E, come ha riassunto Gary Marcus, non è che ci siano alternative: le intelligenze artificiali funzionano così.
One can imagine an alternative AI paradigm that could learn much of what it needed to know to be effective in the world without going through all your personal data, but that does not yet exist. The paradigm we have right now is so data-greedy that the entire public internet doesn’t seem to be enough. Your private data are going to feed the insatiable beast, too — like it or not.
Ancora sulla medicina tradizionale
Torno sulla questione OMS e medicina tradizionale alla quale avevo accennato un paio di settimane fa.
Il fatto è che sul tema ci sono due approcci diversi ed entrambi mi paiono essere sensati. È insomma uno di quei casi in cui mi ritrovo a pensare idee che non condivido. Da una parte è vero che c’è una sola medicina, quella basata sulla scienza, vale a dire quella che vari studi hanno dimostrato di essere efficace. Se la medicina tradizionale, complementare, alternativa (o qualunque altro aggettivo vogliate aggiungere) funziona, allora è semplicemente medicina; se non funziona, meglio lasciarla perdere.
Dall’altra parte la salute non è la semplice assenza di malattia, ma uno stato di benessere che riguarda non solo il corpo ma anche la mente e la società. E pragmaticamente cosa fai, quando moltissime persone per problemi di salute non si rivolgono a un medico o a un ospedale, ma a guaritori e altre figure della medicina tradizionale? Invece di ignorare queste pratiche, non è meglio cercare un dialogo e una integrazione?
Il primo approccio è rappresentato da un articolo di Michael Marshall per The Skeptic, “The World Health Organisation is misguided in its handling of ‘traditional’ medicine”, incentrato su certe ambiguità dell’OMS nella comunicazione dell’evento sulla medicina alternativa che si è tenuto nelle scorse settimane. Con una conclusione che non mi convince del tutto ma sulla quale credo valga la pena riflettere:
If we really want to honour ancestral wisdom and the knowledge of the ages, we do that by subjecting it to the kind of rigour we’d apply in any other field: by not patronisingly lowering the bar, we can pay true respect.
Per il secondo approccio abbiamo invece Ling Zhao e Paul D. Terry per The Conversation: “Traditional medicine provides health care to many around the globe – the WHO is trying to make it safer and more standardized”. Ho qualche perplessità, ad esempio quando lodano l’agopuntura, ma ho apprezzato il riferimento alla dimensione culturale spesso trascurato:
In China, for example, as more people have embraced Western culture, fewer have chosen traditional medicine. In contrast, many African migrants to Australia continue to use traditional medicine to express their cultural identity and maintain a cohesive ethnic community. A patient’s preference for traditional medicine often has significant personal, environmental and cultural relevance
Cospirazioni a 15 minuti, fotografie di guerra e la comunicazione delle piante
Mi affascina il tema della Città a 15 minuti, ma ancora di più mi affascinano le teorie del complotto che circondano questa idea. Un video riassume molto bene il tema e ve lo propongo qui:
Il podcast Globo del Post ha intervistato il fotoreporter Alessio Romenzi. Una interessante chiacchierata sul valore e il senso dell’immagine.
E il premio scientifico “Marcel Benoist” è stato assegnato a Ted Turlings dell’Università di Neuchâtel “per i suoi notevoli contributi negli ambiti dell’ecologia chimica e delle interazioni tra piante e insetti”. Dal comunicato stampa della fondazione:
Le ricerche di Ted Turlings si sono sviluppate attorno alla sua scoperta fondamentale del 1990: le piante possono difendersi dagli insetti nocivi che le attaccano producendo composti volatili, ovvero odori, che ne attirano i predatori. È una sostanza presente nella saliva del parassita che innesca nella pianta la produzione di molecole odorifere.
Chiudiamo con un fumetto
I fumetti di Oglaf hanno quasi sempre contenuti sessualmente espliciti. Questa è una delle volte che no, e ne viene una riflessione un po’ inquietante su scuola e potere:
Questa edizione della newsletter finisce qui; sperando di non aver fatto troppi errori e che vi sia piaciuta, vi invito a consigliarla o condividerla con altre persone…
Ci leggiamo tra sette giorni.
Non è del tutto vero: dopo una domanda durante una sessione sull’intelligenza artificiali una persona mi ha gentilmente fatto notare qualcosa tipo “la tua è una preoccupazione da vecchio che non concepisce che le cose possono essere diverse da come le ha vissute”.