Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 74ª edizione della mia newsletter settimanale di segnalazioni e riflessioni.
Oggi parliamo di un personaggio di Alice attraverso lo specchio, di ChatGPT lo scrivano e OGM che non lo sono.
Ma prima una foto:
È la capanna Piansecco, in Val Bedretto, con quello che dovrebbe il Chüebodenhorn. Ci sono arrivato dopo una ciaspolata1 di circa tre chilometri – e oltre 400 metri di dislivello –, ma in alcuni punti ho dovuto togliere le racchette da neve e in generale, per essere ancora pieno inverno, c’era poca neve. Tra qualche inverno probabilmente potrò andarci in infradito.2
La Regina rossa
La Regina rossa è uno dei personaggi più noti di Attraverso lo specchio, il seguito di Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie.
La notorietà è in parte dovuta al fatto che in molti la confondono con la Regina di cuori del Paese delle Meraviglie – e ho letto il romanzo una decina di volte, ma per me la Regina di cuori è quella del film d’animazione di Walt Disney che tra l’altro è probabilmente alla base della confusione tra i due personaggi, nonostante uno arrivi dalle carte e l’altro dagli scacchi
Ma la Regina rossa è famosa soprattutto per la sua corsa che, nel secondo capitolo di Attraverso lo specchio, introduce il personaggio. Alice e la Regina corrono ma alla fine, con un certo stupore della protagonista, nonostante gli sforzi sono sempre nello stesso posto. “È naturale, che cosa avresti voluto?” chiede la Regina e Alice spiega che nel suo paese di solito, quando si corre, si arriva altrove. La risposta della Regione è una delle frasi più citate dell’intera opera:
Che razza di paese! Qui, invece, vedi, devi correre più che puoi, per restare nello stesso posto.
Stando a Wikipedia, la corsa della Regina rossa è stata utilizzata per illustrare moltissime situazioni, dall’economia alla fisica, nelle quali il mantenimento dello statu quo richiede uno sforzo continuo – tipicamente, quando la situazione dalla quale non ci si muove è il risultato di un equilibrio tra due o più fattori che cambiano di continuo. In biologia si parla di Ipotesi della Regina rossa per descrivere alcuni casi di coevoluzione – per fare un esempio un po’ banale, il predatore si evolve3 per cacciare meglio le prede le quali a loro volta evolvono per sfuggire al predatore: il risultato di questa corsa sfrenata è che, appunto, preda e predatore non si sono mossi perché l’equilibrio è bene o male rimasto lo stesso, con il predatore che mangia alcune, ma non tutte, le prede.
Ok , mi sono lasciato un po’ prendere la mano con questa premessa sulla Regina rossa – ma adoro Lewis Carroll, e del resto in Alice nel Paese delle Meraviglie compare un dodo, alter ego dell’autore (il cui vero nome era Dodgson e balbettava, per cui si presentava come “Dododododgson”). L’idea era semplicemente contestualizzare la citazione apparsa su laRegione, il quotidiano ticinese per il quale ho lavorato una decina d’anni prima di andare a lavorare, nel 2022, al Servizio comunicazione dell’Università della Svizzera italiana.
Il 1º febbraio, nell’ultima pagina, in calce alla foto di una gallina che corre su una strada,4 c’è appunto la frase della Regina rossa: “Qui, invece, vedi, devi correre più che puoi, per restare nello stesso posto”.
Un piccolo omaggio al fatto che, appunto, son tornato (o rimasto) allo stesso posto: di nuovo giornalista, di nuovo alla redazione di Culture e società. Poi la corsa di questo anno e mezzo ha cambiato un po’ di cose, rispetto a prima. Una è certamente questa newsletter, che continuerà a esistere; l’altra è che farò il giornalista solo a metà tempo, per l’altra metà sarò impegnato, come docente a contratto, con un laboratorio di scrittura sempre all’Università della Svizzera italiana.
In poche parole
In questa newsletter in genere parlo solo dei contenuti che mi sono piaciuti – non necessariamente che condivido, ma che comunque mi sono sembrati interessanti. Faccio una piccola eccezione con un articolo pubblicato dal Tascabile su Bartleby lo scrivano, il racconto di Melville (quello di Moby Dick) che sospetto competa con la Bibbia nel rapporto tra lunghezza del testo originale e lunghezza delle analisi e interpretazioni proposte.
Brevemente, la storia: un avvocato di Wall Street assume Bartleby come copista. Inizialmente diligente, Bartleby comincia presto a rifiutarsi di svolgere sempre più lavori con la frase “Preferirei di no”. Alla fine Bartleby si rifiuta del tutto di lavorare e anche di lasciare l'ufficio.
Recentemente ho visto uno spettacolo teatrale tratto da Bartleby lo scrivano (Miss Bartleby di Marco Maria Linzi e, diciamo, non è che mi abbia convinto del tutto), per cui quando ho visto un articolo col sottotitolo “E se il capolavoro di Melville non fosse la metafora proprio di nulla?” mi sono subito incuriosito. Ma è pubblicità ingannevole: l’autore, Enrico Terrinoni, parte sì dall’idea che Bartleby lo scrivano potrebbe essere un testo non interpretabile, nel senso che non c’è un significato nascosto dietro e Melville ha semplicemente voluto raccontare una storia che gli è piaciuta, senza alludere a chissà cosa. Dopo poche righe però propone la sua interpretazione, a dire il vero un po’ nebulosa.
Però una cosa interessante c’è e riguarda la traduzione del “I would prefer not to” con cui Bartleby si rifiuta di fare praticamente tutto. Di solito viene reso con “preferirei di no”, ma è una soluzione imperfetta.
Peraltro “preferirei di no” sta diventando la risposta preferita di ChatGPT di fronte a compiti che fino a qualche settimana fa svolgeva tranquillamente. Nel mio caso ha smesso di riassumere testi; a un collega si è rifiutato di “pulire” del codice html. Certo, in cambio mi ha spiegato, a grandi linee, quale “potrebbe essere” (dettaglio importante) il contenuto dei pdf che gli avevo chiesto di riassumere e anche dato suggerimenti su come scrivere un articolo su quelle ricerche mentre al collega ha spiegato come fare a pulire il codice – cose abbastanza inutili, perché una delle cose utili di ChatGPT è proprio evitare queste operazioni di routine.
Cosa è successo? Secondo me è colpa della causa del New York Times della quale avevo scritto: non sia mai che riassumendo un testo si violi il copyright o che si attribuiscano a un autore o autrice qualcosa che non ha affermato (ecco il perché di quello strano condizionale). Magari si può forzare la mano, ma la mia impressione è che ChatGPT diventerà sempre più inutile. E inizio a sospettare che l’euforia di questi mesi sulle intelligenze artificiali generative scoppierà come una bolla – il che non significa che queste tecnologie diventeranno inutili, ma semplicemente che realizzeranno una frazione di quello che in questo momento ci si aspetta.
In Italia si sperimenterà un OGM in campo aperto. O forse no.
Ma andiamo con ordine: parliamo di un riso resistente al brusone, “una malattia devastante a livello globale, per la quale esiste solo un numero limitato di agrofarmaci con rilevante impatto” ha spiegato Vittoria Brambilla dell’Università di Milano a Nature Italy (l’articolo è della brava Anna Meldolesi). Avere una pianta di riso che resiste al fungo che provoca la malattia sarebbe una gran bella cosa – ed è pure il frutto di ricerca pubblica, togliendoci dalle scatole l’obiezione sulla “vita in mano ai privati” che viene spesso mossa di fronte ai brevetti genetici.5
Eppure l’Italia è uno dei Paesi che più si oppone agli OGM e una sperimentazione del genere sarebbe stata impensabile fino a un po’ di tempo fa.6 Cosa è successo? Uno dei motivi è che abbiamo smesso di chiamarli OGM e quindi anche chi era contrario e ha puntato molto sul rifiuto degli organismi geneticamente modificati ora può sfruttarne i vantaggi senza doversi giustificare, senza dover dire “ho sbagliato”. Di mezzo c’è anche una nuova tecnica, il cosiddetto editing genetico o CRISPR, che effettivamente cambia un po’ le cose ma secondo me il motivo fondamentale è quello – e forse varrebbe la pena ragionarci per affrontare altri “temi divisivi”.
In pochissime parole
Il problema con le tasse di Jannik Sinner, un articolo da leggere se avete sentito delle polemiche per “sta a Montecarlo per non pagare le tasse”.
Peraltro a Sinner hanno anche attribuito uno strano virgolettato.
#TurettaNonEsiste, la nuova teoria che punta a negare il femminicidio di Giulia Cecchettin.
Javier Milei, il bizzarro (e secondo me pericoloso) presidente argentino non è proprio un populista di estrema destra.
Treccani mette “ciaspola” (racchetta da neve) tra i neologismi, insomma tra le parole che ancora non si sono meritate l’inserimento nel dizionario – ma io la uso lo stesso.
Ovviamente no. Non tanto perché parliamo comunque di un sentiero di montagna che anche in estate richiede una calzatura un minimo adatta, ma perché il rischio è che la capanna sia chiusa per il pericolo di valanghe.
"Evolvono” nel senso che cambiano, ma non necessariamente nel senso di un miglioramento.
Questa nota a piè di pagina potrebbe contenere un lungo discorso sul giochino “Perché il pollo ha attraversato la strada?/Per andare dall’altra parte”, con riflessioni su umorismo e antiumorismo. Ma sarà per un’altra volta.
In realtà ignoro come sarà gestita la proprietà intellettuale di questa invenzione.
Per approfondire consiglio l’ottimo La scienza in tribunale di Luca Simonetti che dedica alcuni capitoli alla vicenda.