Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 106ª edizione della mia newsletter settimanale di segnalazioni e riflessioni.
Oggi parliamo di ripetute falsità, di vite nel braccio della morte, di endorsement controproducenti e di epidemie di colera d’importazione.
Ma prima una foto: due muri di cemento dietro una grata – cosa che mi permetto di valutare come non la migliore delle scelte architettoniche.
Un breve ripasso
Le scuole sono ormai iniziate a pieno regime e, come ogni studente o studentessa dovrebbe sapere, ripassare le lezioni è utile: niente di meglio della ripetizione, per imparare qualcosa.
E dico “qualcosa” perché la faccenda della ripetizione funziona con tutto: con le informazioni utili come con quelle inutili o addirittura controproducenti; con le informazioni vere come con quelle false o che non sono né vere né false (sotto questa etichetta metto tutto quello che riguarda la narrativa di finzione, tipo “Sherlock Holmes abita al 221b di Baker Street”, pur sapendo che sul tema si potrebbe discutere a lungo).
È il motto “ripetere una bugia la trasforma in verità”, attribuito solitamente a Goebbels, che però non sembra averlo mai detto,1 ma mi pare di averlo anche visto attribuire ad Andreotti. Ma non è solo questione di saggezza popolare: ci sono vari studi che confermano come i bugiardi seriali riescano a “costruire una illusione di verità”, per riprendere il titolo con cui la BBC qualche anno fa dava conto di una di queste ricerche.
Del resto il meccanismo cognitivo alla base del fenomeno mi pare molto ragionevole. Mettiamo che una persona mi dica che il negozio di alimentari dietro l’angolo oggi è chiuso: posso credere a quello che mi ha detto oppure pensare che si sbagli; se però la stessa cosa me la dice anche un’altra persona, è naturale pensare che sia improbabile che a sbagliarsi siano in due; se poi a dirmi che il negozio è chiuso sono dieci o venti persone, penso che oltre a preoccuparmi per la varietà delle conversazioni casuali con i passanti mi convincerei che il negozio è davvero chiuso visto che è praticamente impossibile che venti persone si sbaglino tutte quante. Solo che – anche senza pensare a campagne di disinformazione orchestrate dal supermercato di zona per affossare la concorrenza – magari quelle venti persone si basano tutte sulla stessa fonte errata.2
Poi certo, nella formazione delle credenza ci sono molti altri fattori e uno potrebbe pensare che, se sei esperto o quantomeno interessato a un tema, sei anche meno suscettibile alla ripetizione di informazioni false. Insomma, a ripetere che non siamo mai andati sulla Luna magari inizia a convincere un semplice passante, non Buzz Aldrin.
Non è purtroppo così: una ricerca pubblicata su Plos One e presentata dagli stessi autori su Nieman Journalism Lab mostra che la ripetuta esposizione a informazioni di bassa qualità (insomma: bufale) sulla crisi climatica abbia un effetto anche nei “climate science endorsers”, insomma chi è convinto della solidità delle evidenze scientifiche sul riscaldamento globale.
La raccomandazione degli autori è abbastanza semplice: “Do not repeat false information. Instead, repeat what is true and enhance its familiarity”, non ripetere le informazioni false, neanche per dire che sono false, piuttosto ripeti quello che è vero per aumentarne la familiarità. Che è un po’ la raccomandazione del “truth sandwich” di Lakoff: se devi smentire una notizia falsa, fai in modo di iniziare e finire con la verità.
Il problema – come osservano gli stessi autori sul Nieman Journalism Lab – è che questa raccomandazione contrasta con alcune prassi del giornalismo, in particolare quella di “dare spazio a tutte le voci”. Prassi che, quando c’è un ampio consenso scientifico, sarebbe forse il caso di abbandonare.
In poche parole
Iwao Hakamada ha un paio d’anni in più di mio padre. Ed è stato condannato alla pena di morte una decina di anni prima che io nascessi. Ma neanche con questi riferimenti personali riesco a immaginare cosa possa significare trascorrere cinquant’anni in carcere sapendo che l’esecuzione può essere eseguita anche con poche ore di preavviso – e venire assolto perché all’epoca la polizia aveva manipolato le prove.
Temo che neanche Hakamada sappia cosa si prova, visto “il deteriorarsi delle sue condizioni mentali” (come con un eufemismo scrive la BBC) che già nel 2014 aveva portato le autorità a scarcerarlo. Della vicenda ha scritto anche Il Post; quello che non ho letto da nessuna parte, ma spero vivamente sia un limite mio, è una discussione su come evitare che simili episodi si ripetano.
In Pakistan il governo ha investito in centrali elettriche a carbone. Col risultato che il costo dell’elettricità è fortemente aumentato e così, chi può, si mette i pannelli solari sul tetto:3 privati, ma soprattutto aziende. Chi non può, perché non ha tetti a disposizione o non può permettersi questo investimento, continua a pagare l’elettricità cara – a proposito di giustizia e ingiustizia climatica.
Così, grazie al carbone il Pakistan è diventato il terzo importatore di pannelli solari dalla Cina – che prima di guadagnarci coi pannelli solari ci ha guadagnato con le centrali, costruire con prestiti cinesi.
Il giorno delle elezioni presidenziali americane si avvicina sempre di più ed è sempre più tempo di endorsement. Avevo già commentato il sostegno pubblico espresso da Taylor Swift – per quello della rivista Scientific American mi limito a riprendere la parole di Francesco Costa nella sua newsletter:4
L’articolo (di Scientific American, ndr) argomenta innanzitutto che sui principali temi scientifici, dal clima all’energia, Harris sia più convincente di Trump: inoppugnabile, nonché un concetto simile a quello espresso dalla rivista Nature nel 2020 nell’ articolo con cui espresse il sostegno della testata per Biden. Solo che Nature fece un’altra cosa, nelle settimane e nei mesi successivi: uno studio scientifico per comprendere l’impatto di quel suo storico endorsement.
I risultati di quello studio, diffusi nel 2023, non lasciano spazio a dubbi: la scelta di i di dichiarare il proprio sostegno per Biden aveva portato a un evidente calo della fiducia nella rivista, nei suoi studi e nell’intera comunità scientifica da parte degli elettori di Trump, mentre non sono state trovate prove che abbia cambiato gli orientamenti di voto di qualcuno.
Mi sono imbattutto in una ricerca curiosa, intitolata “Do moral values change with the seasons?”. Sembrerebbe che in primavera e in autunno diamo più importanza a lealtà, autorità e integrità (traduco così purity) di quanto lo facciamo in estate o inverno. Il risultato sarebbe interessante e, visto che parliamo sostanzialmente di valori conservatori, si potrebbe ragionare sul fatto che solitamente d’estate non si vota e le già citate presidenziali americane si tengono sempre il primo martedì di novembre.
Ma la ricerca mi pare molto debole,5 per cui mettiamo da parte le considerazioni elettorali e usiamo questo studio come promemoria che non ci si può fidare di qualsiasi cosa si legga in uno studio anche se pubblicato da una rivista scientifica.
Ho avuto il piacere di intervistare Andrea Rinaldo,6 ecoidrologo ovvero una persona che studia – sono parole sue – “piene, siccità ed equa distribuzione delle acque”.
L’intervista è interessante (merito dell’intervistato, ovviamente, e non mio), con una storia che colpevolmente ignoravo del tutto: l’epidemia di colera scoppiata a Haiti dopo il terremoto del 2010 l’hanno portata alcuni soldati nepalesi arrivati con le forze di pace dell’ONU.
Rinaldo, pessimisticamente o forse realisticamente, è convinto che sia troppo tardi per la mitigazione della crisi climatica e che dovremmo puntare tutto sull’adattamento, anche se costa di più. Insomma, non illuderci di ridurre le emissioni o addirittura abbassare i livelli di gas serra nell’atmosfera e prepararci a temperature più alte, periodi più lunghi di siccità e nubifragi più intensi. Credo abbia ragione quando sottolinea, relativamente a Paesi che stanno migliorando le proprie condizioni economiche consumando con questo più risorse, che “non possiamo pretendere che la gente stia male o che sia povera”, ma non vorrei che questo realismo si trasformasse in inerzia di fronte a interventi che non saranno risolutivi ma sono fattibili e utili, come secondo me altrettanto giustamente sottilineano altri.
A quanto pare sono state raccolte tutte le firme del referendum per rendere più semplice l’ottenimento della cittadinanza italiana. E capisco che si possa essere in disaccordo con la proposta – un po’ meno se l’argomento è che la cittadinanza uno deve meritarsela, quando la legge attuale di fatto la regala a chi ha un qualche antenato italiano senza alcun legame o interesse con l’Italia –, ma mi stupisce e mi amareggia che ci sono persone che ritengano doveroso farlo usando argomenti esplicitamente razzisti.
In pochissime parole
Come trasformare una linea immaginaria in una attrazione turistica, con anche un po’ di pseudoscienza sull’equatore.
Nelle scorse due settimane due modelle – Elle Macpherson e Bianca Balti – hanno discusso pubblicamente dei loro tumori. Apprezzo che il cancro non sia più un tabù, ma appunto perché la malattia e soprattutto le terapie diventano tema di discussione pubblica, è il caso di fare qualche riflessione su quel che dicono, come le presunte terapie alternative di Macpherson e la mutazione del gene BRCA di Balti.
Usare immagini generate da una IA per riconoscere i funghi commestibili potrebbe non essere una buona idea.
Decarbonizzazione: le strategie basate su un mix di politiche sono le più efficaci (una ricerca su cui varrebbe la pena discutere a livello politico, ma che verosimilmente non andrà da nessuna parte).
Il che a pensarci è bellissimo: una falsa citazione sulla menzogna che diventa verità se ripetuta che, essendo presente ovunque, diventa di fatto vera.
Non sono quindi conferme indipendenti.
Link accessibile: archive.is/11TFI.
Costa paragona Scientific American a Nature, ma teniamo presente che il confronto tra le due riviste vale fino a un certo punto visto che la prima fa divulgazione mentre la seconda ricerca.
Conformemente alla vecchia regola giornalistica che se nel titolo c’è un punto di domanda, la risposta è “no”.
Link accessibile: archive.is/40qdP.