Ciao!
Un benvenuto a chi si è iscritto da poco, e ricordo l’esistenza degli archivi con le prime due newsletter. Iniziamo da un meme che ho trovato su Twitter e che mi ha fatto sorridere e poi pensare.1
Gli orsi, ho scoperto preparando questa newsletter, sono onnivori opportunisti; in altre parole mangiano quello che trovano, quindi molti vegetali – l’orso ha avuto un ruolo chiave nella diffusione ed evoluzione del melo, per dire – ma anche animali tra cui, appunto, i pesci. L’immagine dell’orso appostato in un corso d’acqua per divorare qualche salmone è parte dell’immaginario comune ma, e finalmente arriviamo al meme, come interpretiamo questo evento?
Se ci immedesimiamo nell’orso saremo ovviamente contenti: il protagonista ha vinto, è riuscito a procurarsi del cibo che gli permetterà di sopravvivere; se invece ci immedesimiamo nel salmone, la cattura diventa un tragico fallimento che il pesce paga con la vita.
Possiamo prendere questi due atteggiamenti diametralmente opposti come manifestazione della stupidità umana, cosa che immagino fosse l’intento originario del meme. Oppure ragionare sulla forza della narrazione che ci permette di immedesimarci in un animale molto diverso da noi come un pesce. Le storie piacciono molto, a noi esseri umani e non è solo questione di fiabe, romanzi o film. Anche un testo scientifico può essere interpretato come una storia e non mi riferisco (solo) ai “saggi che si leggono come un romanzo”, slogan che mi dà l’orticaria e che mi fa venir voglia di scrivere un romanzo che si legge come un saggio. Anche un articolo scientifico una struttura narrativa, con il protagonista (la tesi) che affronta delle avversità (delle critiche o una verifica sperimentale) e alla fine le supera risultando più forte di prima.
Invece di sorridere pensando “che stupida la ragazzina del meme”, dovremmo ricordarci di fare sempre attenzione alle storie nelle quali siamo immersi.
Che storia racconta, ad esempio, l’affermazione che “la pandemia è finita”, come affermato dal presidente statunitense Biden? Che il Covid non è più un problema e tutto torna come prima o che è diventata una malattia endemica che continua a dare i suoi problemi? Rebecca de Fiore lo ha spiegato sul sito Dottore, ma è vero che…? in un articolo dello scorso maggio, a dimostrazione che certe storia continuano a girare. Tra i tanti aspetti interessanti, c’è quello delle case farmaceutiche: Pfizer e Merck consentiranno la produzione di farmaci equivalenti (i generici) di produrre i loro prodotti contro il Covid-19 fino a quando l’OMS non dichiarerà la fine dell’emergenza sanitaria.
E poi ci sono tutte le storie con la polizia protagonista. Ne ho scritto brevemente sul blog dopo aver visto due mediotraggi di Chaplin (in cui giustamente fugge dalla polizia), senza sapere che pochi giorni prima John Oliver aveva dedicato al tema l’ultima puntata del suo interessante show Last Week Tonight e vale la pena guardarla per capire cosa è la “copaganda” (cop + propaganda) e quali problemi comporta.
Sempre sul blog ho scritto una cosa veloce sul remake di La sirenetta che vedrà protagonista l’attrice Halle Bailey, il cui colore della pelle ha scatenato alcune polemiche. Il che è un po’ un format prevedibile come le versioni in live action dei film d’animazione Disney: così su due piedi mi vengono in mente gli elfi dalla pelle nera nella nuova serie di Netflix sul Signore degli Anelli o il fatto che l’agente 007 fosse, nell’ultimo film, interpretato dall’attrice di origine jamaicana Lashana Lynch.
A ogni modo, qui c’è il pezzullo in cui accenno al fatto che certo, non avere più protagonisti maschi bianchi è una scelta (anche) politica ma era politico, per quanto su un altro livello, anche il fatto di aver sempre pensato al bianco come “colore di default”. In un articolo che dovrebbe essere pubblicato oggi su laRegione – dovrebbe essere già disponibile online, nel caso il link non funzionasse riprovate più tardi – approfondisco il tema parlando di un bel libro che ho letto, Sbiancare un etiope di Federico Faloppa.2 Sulla Sirenetta di colore c’è anche una interessante intervista, apparsa sul Corriere del Ticino, alla professoressa dell’Università della Svizzera italiana Gloria Dagnino.3
Ho fatto ricerche per mio conto
“Ho fatto ricerche per mio conto” è la miglior traduzione che ho trovato di “I did my own research”. Per chi non avesse familiarità: è lo slogan di chi non si fida della cosiddetta “verità ufficiale” e spesso viene declinata come imperativo: “Do your own research!”, cosa che è diventata addirittura un acronimo, D.Y.O.R.
Ora, considero lo scetticismo una virtù, ma nel senso che bisogna essere scettici virtuosi ovvero, come scrisse Hume credo nel suo libro sui miracoli, proporzionare le proprie credenze in base alle prove, non considerare tutto falso. Insomma, va benissimo cercare la verità per conto proprio, ma è una cosa che va fatta bene, non basta fermarsi al primo risultato su Google che conferma la nostra opinione. Anche perché le ricerche su Google sono facilmente pilotabili, invitando le persone a cercare le giuste parole chiave. Lo spiega la ricercatrice statunitenste Francesca Tripodi nel libro, che sto leggendo, The Propagandists' Playbook,4 e in un articolo su Wired.
Sul tema ho scritto, un mesetto fa, una piccola guida su come affrontare i casi di “pensiero unico”, quando improvvisamente tutti sembrano pensarla allo stesso modo. Aggiungo un articolo, uscito a gennaio sul New York Times, di Nathan Ballantyne e David Dunning (quest’ultimo è quello dell’effetto Dunning-Kruger) che evidenzia non solo le difficoltà che uno può incontrare nel fare ricerche per conto proprio, ma anche nell’affrontare questo tipo di situazioni. Perché non puoi semplicemente dire “No, non fare ricerche e fidati di me”.
For D.Y.O.R. enthusiasts, one lesson to take away from all of this might be: Don’t do your own research, because you are probably not competent to do it.
Is that our message? Not necessarily. For one thing, that is precisely the kind of advice that advocates of D.Y.O.R. are primed to reject. In a society where conflicts between so-called elites and their critics are so pronounced, appealing to the superiority of experts can trigger distrust.
Peraltro fare ricerche è importante, se non altro per aggiornare le nostre conoscenze che possono essere datate o dovute a qualche pregiudizio. E qui ricorro a un classico: il TED talk di Hans e Ola Rosling che ci invitano a diffidare delle informazioni che diamo per scontate, frutto appunto di ricordi superati o di bias cognitivi.
Il video è di qualche anno fa e i dati citati nella prima parte potrebbero non essere più validi (soprattutto se tra i morti di eventi naturali includiamo la pandemia) ma il concetto generale non cambia e sul sito della Fondazione Gapminder si può fare il test aggiornato.
Varie ed eventuali
Chiudo con qualche segnalazione sparsa.
La sapete la storia della prima attività extraveicolare, anche nota come “passeggiata spaziale”? La racconta l’amico Andrea Ferrero su Twitter ed è molto interessante:
Adesso la preoccupazione è tutta per i nubifragi (termine che preferisco a “bombe d’acqua”), ma è facile profezia che torneremo a parlare di siccità. È quindi interessante, per non dire indispensabile, capire se è possibile coltivare riso con poca acqua. E pare proprio che sia possibile, come spiega Giulia Annovi su Radar.
Infine, un bell’articolo di Anna Meldolesi sulle terapie geniche. Correggere il DNA per curare rare malattie genetiche è una grande conquista della medicina; il problema è che si parla, appunto, di malattie rare:
Il problema è che questi trattamenti, molto spesso risolutivi e salva-vita, sono poco remunerativi, perché personalizzati, indirizzati a un esiguo numero di pazienti e appesantiti da un quadro regolatorio tarato sui farmaci classici.
A settimana prossima.
Sì, ho copiato lo slogan dai premi Ig Nobel.
Il link è sponsorizzato, ovvero se acquistate il libro dopo aver fatto clic voi spendete uguale ma una parte infinitesimale del ricavo di Amazon va a me. Lo dico per trasparenza, non per invogliarvi ad acquistarlo anche se fidatevi, commissione o no il libro di Faloppa è molto bello.
Se qualche articolo dovesse essere dietro paywall, scrivetemi rispondendo a questa mail che cerchiamo una soluzione.
Altro link sponsorizzato.