Ciao!
Oggi parliamo di pensiero scientifico e movimento woke, di un “piccolo” caso di disinformazione, di terremoti, insetti, caccia e veli.
Ma prima una foto, arrivata dalla Valtellina da parte di un fedele lettore della newsletter:1
La scienza, la politica, il movimento woke
Sulla parola woke avevo già accennato nella scorsa newsletter (la mia analisi è qui, con anche un’appendice sull’importanza delle parole che non è una cosa solo della sinistra); oggi parliamo della “scienza woke”, nel senso dello spazio che la lotta alle discriminazione dovrebbe trovare nella ricerca scientifica.
Le riviste scientifiche dovrebbero autonominarsi custodi della giustizia sociale? Questa domanda (“Should academic journals appoint themselves social justice gatekeepers?”) se la pone Jonathan Rauch in apertura di un interessante articolo su Persuasion: The Danger of Politicizing Science. Truth and justice are best served by more rigor, not less.
Rauch è un personaggio singolare: secondo Wikipedia si è definito “un impenitente omosessuale ebreo tendente all’ateismo” e, da conservatore, ha scritto un libro in cui sostiene che i matrimoni omosessuali sarebbero un bene per tutta la società, eterosessuali inclusi. Non è il tipo che si mette a sbraitare che “non si può più dire niente” o che nega le discriminazioni. Come motiva quindi la sua preoccupazione verso il “codice etico” che si è data un’importante rivista scientifica per essere sicura che delle ricerche possano anche solo inavvertitamente danneggiare qualche minoranza? Essenzialmente, col fatto che in ambito scientifico questi problemi vanno affrontati semplicemente facendo scienza, se possibile più e meglio, perché finora il principale motore della giustizia sociale, dei diritti umani e dell’uguaglianza è stato l’incremento della conoscenza. Introdurre espliciti criteri di giustizia sociale nella ricerca rischia per contro di portare al moralismo di ridurre la complessità del tema al rispetto di un regolamento.
L’articolo è assolutamente condivisibile e consiglio di leggerlo per intero. Mi chiedo solo se Rauch non sottovaluti gli effetti della discriminazione sistemica, quella non dovuta a pregiudizi delle persone ma quella che si è cristallizzata in istituzioni e procedure che a noi paiono obiettive ma che invece favoriscono una parte a discapito di altre.
Un caso di disinformazione sanitaria (e qualche riflessione su come affrontarlo)
Avete sentito dell’ultimo scandalo sui vaccini per il Covid? In breve: Pfizer sapeva che i test sull’efficacia riguardavano la malattia grave, non il contagio, l’ha tenuto nascosto finché un europarlamentare eroico non li ha messi alle strette e ha rivelato al mondo la bugia.
Roba grossa vero? Ok, adesso fate un bel respiro e rileggete la descrizione, con qualche piccola modifica:
Pfizer sapeva e ha sempre detto che i primi test sull’efficacia riguardavano la malattia grave, non il contagio che è stato studiato successivamente,
l’ha tenuto nascosto finchéun europarlamentareeroicocomplottistanon li ha messi alle strette e ha rivelato al mondo la bugiaha posto una domanda tendenziosa per far credere che ci fosse un complotto.
Bastano queste correzioni per risolvere il caso? Secondo me no e non solo perché per chi ha aderito alla tesi della dittatura sanitaria queste precisazioni non contano nulla: credo che anche per gli indecisi e i convinti dell’efficacia dei vaccini vada aggiunto che purtroppo l’efficacia del vaccino (e delle precedenti infezioni) nel ridurre la trasmissione si è ridotta con le varianti. E soprattutto separare questa discussione da quella sulla legittimità del Certificato Covid o Greenpass: una decisione politica, per quanto giustificata (anche) dall’idea che i vaccinati trasmettessero la malattia meno dei non vaccinati. Limitarsi a smontare la bufala ha secondo me poco senso.
Della cosa se ne è discusso anche su Twitter con Dario Bressanini:
Terremoti, Antigone, insetti al caldo, veli,
Non si possono prevedere i terremoti, eppure per la giustizia italiana gli scienziati che non lo fanno sono responsabili e, triste novità di questi giorni, pure quelli che son rimasti in casa – morendo – lo sono. Luca Simonetti, che sul processo per il terremoto dell’Aquila ha dedicato parte di due libri molto interessanti, fa il punto di questa triste storia.
A proposito di diritto e di Luca Simonetti: grazie a lui ho (ri)scoperto che Antigone, paladina dei diritti umani, in realtà si batteva per un privilegio.
Chiudiamo con tre brevi segnalazioni.
La prima è un articolo di Giulia Blasi sulle proteste in Iran, nel quale ci invita a non inquadrare quanto sta accadendo con categorie occidentali – il tutto partendo da un lungo attacco alle “femministe bianche” e concludendo con Giorgia Meloni (sì, c’è dell’ironia in questo mio resoconto).
La seconda riguarda gli effetti del riscaldamento globale sugli insetti. Ne scrive Hester Weaving su The Conversation e il riassunto è: gli insetti se la cavano maluccio, il che è un problema per loro e soprattutto per noi.
Infine, la caccia: venire impallinati non deve essere una bella esperienza, ma le conseguenze dei pallini di piombo usati dai cacciatori non si limitano a questo, come su Facebook spiegano quelli della pagina Scienziati, filosofi e altri animali.
Un grazie a chi è arrivato a leggere fino in fondo e a settimana prossima.
Si può parlare di “fedeli lettori” per una cosa che poco più di un mese di vita? Vabbè, diciamo “uno dei primi iscritti”