Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 46ª edizione della mia newsletter. Oggi parliamo di cose e parole, di caldo, e di Barbie.
Ma prima una foto:
Miti moderni
Ho molti amici cospirazionisti. Non è una captatio benevolentiae, un po’ perché credo che i lettori di queste newsletter non abbiano simpatie per le fantasie di complotto, un po’ – anzi: soprattutto – perché ormai la formula “ho molti amici X” è diventata una barzelletta e ci si aspetta le peggio cose nei confronti di X. No, “ho molti amici cospirazionisti” è semplicemente un fatto: continuo a frequentare persone che sostengono, in varie misure, tesi squinternate. Sarà che sono moderato, forse persino democristiano come una volta mi è stato detto,1 oppure è semplicemente la pigrizia: troncare un rapporto costa fatica. Ma è anche la curiosità: mi piace scoprire le nuove fantasie di complotto, scoprire i ragionamenti che ci sono dietro e chiedermi cosa c’è di così diverso dai ragionamenti che faccio io.
È così che mi sono imbattuto in un testo di Giorgio Agamben che mi ha incuriosito. Agamben è uno dei grossi nomi della filosofia contemporanea, uno di quelli riconosciuti anche da chi non condivide il suo percorso di pensiero – poi con la pandemia ha iniziato a scrivere corbellerie o meglio a infarcire di corbellerie le sue critiche alle politiche sanitarie. Cosa ha scritto adesso Agamben? Per certi versi il solito sproloquio sui media servi del potere che mentono, ma lasciamo da parte le bugie che Agamben avrebbe identificato e che riguardano la pandemia e l’invasione dell’Ucraina.
[…] La menzogna di chi ha smarrito il discrimine fra le parole e le cose, fra le notizie e i fatti e quindi non può più sapere se sta mentendo, perché per lui è venuto meno ogni possibile criterio di verità. Quello che dicono i media non è vero perché corrisponde alla realtà, ma perché il loro discorso si è sostituito alla realtà. La corrispondenza fra il linguaggio e il mondo, su cui un tempo si fondava la verità, non è semplicemente più possibile, perché i due sono diventati uno, il linguaggio è il mondo, la notizia è la realtà.
Il punto centrale è quello del saggio Stronzate di Harry G. Frankfurt (qui una mia recensione del 2005): chi mente non mette in dubbio l’esistenza della verità, chi dice stronzate si disinteressa completamente al fatto che una descrizione possa essere vera o falsa, basta che suoni bene. E quando questo accade con i media, capita effettivamente che “la notizia è la realtà”, anche se la notizia non corrisponde alla realtà.
Qualche giorno prima di leggere il testo di Agamben ho ad esempio scoperto che il boat jumping è una balla: prima che ne parlassero i media, non c’era alcuna sfida sui social media che consistesse nel buttarsi da una barca in movimento.
Ma il discorso potrebbe estendersi a un certo modo di raccontare l’ondata di caldo di questi giorni, con resoconti allarmistici che sollevato la perplessità in certi ambienti2 che sospettano si voglia cavalcare un fatto assolutamente normale per provocare il panico, creare consenso per le misure di contrasto alla crisi climatica e controllare la popolazione. E qualche perplessità l’ho anch’io, quando dai siti affidabili che consulto di solito – The Conversation ha scritto un interessante ed equilibrato articolo sul legare tra riscaldamento globale e attuale ondata di caldo – ho visto i toni allarmistici e la confusione tra temperatura al suolo, temperatura dell’aria o temperatura a bulbo umido, fondamentalmente alla ricerca del dato più inquietante.
Ora, la cosa interessante è che la tesi di Agamben taglia le gambe a questa fantasia di complotto: i media dicono quello che dicono non perché siano convinti che sia la verità oppure la falsità gradita al potere, ma semplicemente perché un titolo in cui si spara la temperatura più alta, e la descrive con l’aggettivo più torrido, funziona di più.
Barbie di Greta Gerwig
Ho visto Barbie di Greta Gerwig. Al cinema. E preciso questa apparente banalità perché il cinema, al contrario di un servizio in streaming, è una visione collettiva e mi sono soffermato a guardare con chi condividevo questa esperienza. Senza particolare sorpresa, soprattutto ragazzine e giovani donne; i pochi maschi presenti avevano l’aria di accompagnatori forzati – magari la avevo anche io, pur avendo proposto io di andare a vedere il film.
Conclusa la proiezione non ho chiesto se si erano divertiti – la visione collettiva del cinema ha comunque dei limiti –, ma penso di sì; io almeno mi sono divertito. Greta Gerwig sa come scrivere e dirigere una commedia, Margot Robbie e Ryan Gosling sanno recitare3 e il film può inoltre contare su scenografia e costumi veramente notevoli (opera, leggo su Wikipedia, di Sarah Greenwood, Katie Spencer e Jacqueline Durran). Ma è inevitabile che il pubblico, soprattutto nei primi giorni di programmazione, sia femminile: è un film su Barbie, il giocattolo per bambine per eccellenza, e la rivalità con Oppenheimer di Christopher Nolan – negli USA il lancio dei due film è in contemporanea – mi pare ricalcare i giocattoli per bambini e per bambine dei menù di certi fast food. Secondo me è un peccato, perché Barbie è una intelligente commedia sociale, magari non all’altezza di alcuni classici – il primo esempio che mi viene in mente è Small Soldiers di Joe Dante – ma che non si limita a fare la morale sulla parità di genere. Direi che il tema al cuore del film – al quale arriva in maniera un po’ troppo tortuosa, con certa sovrabbondanza di sottotrame – è l’autorappresentazione di sé stessi di fronte a modelli sociali che non riguardano solo i giocattoli sessisti.
Chiudo questa newsletter con qualche segnalazione breve: come detto, fa caldo e poi sono anche in vacanza. A proposito di intelligenze artificiali che scrivono cose, Hofstadter e gli LLM. I funghi che infettano il cervello non sono solo una cosa di fantascienza. Perché le diete funzionano anche quando non funzionano.
Questa edizione della newsletter finisce qui; sperando di non aver fatto troppi errori e che vi sia piaciuta, vi invito a consigliarla o condividerla con altre persone…
Ci leggiamo tra sette giorni.
Da bravo democristiano mi limito a segnalare l’accaduto senza svelare il contesto o l’autore del commento.
Ho già detto che ho molti amici cospirazionisti.
Più Margot Robbie che Ryan Gosling, a dire il vero.