Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 122ª edizione della mia newsletter settimanale di segnalazioni – che trovate anche nel numero extra del lunedì – e riflessioni.
Oggi parlo di informazione e intrattenimento, di americani sul serio, di arte da non prendere troppo sul serio, di elezioni e otto marzo.
Ma prima una foto: un giornale abbandonato sul treno – aperto sulla pagina degli oroscopi.
L’oroscopo, signora mia!
Quel giornale l’ho trovato ieri mattina su un treno diretto a Locarno, dove stavo andando per l’anteprima stampa di una mostra (di più dopo). Apparentemente, nulla di insolito: certo, con la diffusione degli smartphone e dei contratti con dati illimitati e il miglioramento della connessione la lettura di un quotidiano gratuito sul treno è diventata un po’ meno popolare. Ma sono sufficientemente vecchio per ricordare l’arrivo della cosiddetta free press – studiavo a Milano quando arrivò Metro, giornale gratuito che ha cessato le pubblicazioni qualche mese fa – con i relativi allarmi sul futuro del giornalismo di qualità, grandi lamentazioni che oggi fanno un po’ sorridere.
Ma sto divagando. Dicevo: nulla di particolarmente eccezionale, nel trovare un giornale abbandonato sul treno. Non lo considero neanche maleducazione, il non averlo buttato nel contenitore della carta, almeno al mattino quando è probabile che un’altra persona lo prenda e se lo legga. Eppure quel giornale ha attirato la mia attenzione, visto che era aperto sulla pagina dell’oroscopo (e delle previsioni del tempo).
Ora l’astrologia è una pseudoscienza e a me le pseudoscienze non piacciono – anzi, le considero uno dei problemi della nostra società. Ma il caso dell’astrologia, o meglio degli oroscopi, è un po’ diverso dal credere che i vaccini causino l’autismo o che il riscaldamento globale sia una congiura per sabotare l’economia statunitense. Gli oroscopi sono perlopiù un prodotto di intrattenimento, una cosa che leggiamo per passare il tempo, avere un argomento leggero di conversazione. C’è certamente chi li prende sul serio e prende decisioni importanti consultando un astrologo o un’astrologa,1 e questo può certamente essere un problema – oppure no, visto che a volte non abbiamo informazioni o competenze sufficienti per una decisione meditata e razionale e a questo punto, tra andare a istinto, lanciare una moneta o guardare la posizione di Urano cambia poco –, ma nella maggioranza dei casi non ci crediamo seriamente, al fatto che la serata propone incontri improvvisi che potrebbero trasformarsi in un’avventura indimenticabile.2
Se quindi quel giornale lasciato aperto sulla pagina degli oroscopi non è un grosso problema per la tenuta della razionalità nella nostra società, lo è per il giornalismo. Perché la pagina lasciata aperta ci ricorda che quel quotidiano, prima di essere un mezzo di informazione, è un prodotto di intrattenimento. Il suo scopo non è conoscere cosa è successo nel mondo – e il giorno prima era stato eletto un nuovo membro del governo svizzero, ma di nuovo di più dopo –, acquisire informazioni utili o che comunque ci si aspetta che una persona debba conoscere. Ma passare il tempo.
Non è una novità. Anzi forse è sempre stato così: forse dovremmo leggere il declino del giornalismo tradizionale non come un passaggio dall’informazione all’intrattenimento, bensì come un passaggio da due forme diverse di intrattenimento (la prima delle quali, il giornalismo, anche un po’ elitaria e classista, almeno prima della penny press). E quello al quale dovremmo puntare non è l’impossibile ritorno a una mitica età dell’oro dell’informazione, bensì una più realistica ricerca di un intrattenimento intelligente.
In poche parole
Poco sopra ho scritto “statunitense”: è più forte di me, fatico a usare America e americano per riferirmi agli Stati Uniti. Eppure sono gli stessi americani – nel senso di abitanti di un paese che sta nel continente americano che non sono gli Stati Uniti – a parlare così.
“And Canada never, ever will be part of America in any way, shape or form” ha detto il nuovo primo ministro canadese Mark Carney e insomma dovrei rassegnarmi. Del resto questo modo di usare le parole ha una nobile tradizione – la figura retorica della sineddoche – e raramente presenta ambiguità, come nota Licia Corbolante sul suo blog (prendendosela anche, e giustamente, con l’uso improprio del termine “premier”).
Ho accennato a una mostra d’arte. Si tratta di una ampia retrospettiva dell’artista Niele Toroni che, negli anni Sessanta, ha deciso di prendere un pennello n. 50 e lasciare delle impronte separate a intervalli regolari di 30 centimetri. Una cosa così, per capirci:
Prima di ideare questa tecnica (e mantenerla per oltre sessant’anni), dipingeva altre cose più tradizionali. Opere che ha definito “errori di gioventù” e ha deciso di correggere, aggiungendo le sue impronte ai vecchi dipinti. All’inizio ho visitato la mostra con il curatore e siamo partiti in una analisi sull’autonomia dell’opera d’arte e sul diritto dell’artista di reinterpretare e rivedere il proprio lavoro.
Poi ho incontrato l’artista3 e appena gli ho accennato a questi “errori corretti” ha sorriso e mi ha dato una risposta che ha spazzato tutte le riflessioni filosofiche fatte con il curatore:
Quando, dopo essermi messo a lavorare seriamente, ho trovato un po’ di quei lavoretti che avevo fatto prima mi sono detto “adesso li correggo e per ridere ci aggiungo un’impronta”. Era anche per fare dei regali gentili a qualche vecchio amico… poi tutti li hanno messi via e sono diventate opere d’arte. È un po’ come nella vita in generale: bisognerebbe raccontare tutte le cazzate che abbiamo fatto da giovani, ma non sarebbe mica sempre così divertente.
Avevo anche accennato all’elezione di un nuovo membro del governo svizzero. L’elezione di un consigliere federale è un evento molto svizzero, se con “svizzero” abbiamo presente la celebre citazione di Orson Welles sull’orologio a cucù.4 Il copione è il seguente: il partito al quale spetta quel seggio in governo propone due candidati, i parlamentari votano e il massimo della suspence è vedere quanto è mancato alla maggioranza assoluta al primo scrutinio.
La cronaca dell’elezione è solitamente ancora più noiosa della cerimonia. Ma quest’anno c’è una piacevole eccezione, un articolo5 del collega Stefano Guerra che vi consiglio caldamente di leggere.
Sabato scorso era l’8 marzo, festa della giornata internazionale della donna. Per motivi che non ho ancora ben capito, il femminismo è diventato uno dei tanti argomenti divisivi e controversi. Il che significa, dal punto di vista comunicativo, che o ti rivolgi a chi ha già una certa sensibilità al tema, oppure devi partire dalle basi – tipo un cronista sportivo che non solo deve spiegare le regole del calcio o della scherma, ma anche perché a un certo punto si è deciso che dare pedate a una palla o cercare di colpire altre persone con un pezzo di metallo sono dei giochi.
Non è banale, ma c’è chi c’è riuscito molto bene: La bambina che non voleva baci6 di Clara Storti.
In pochissime parole
Come si spostano le sostanze nutrienti nell’oceano? Con la pipì delle balene, ovviamente.
Piccola guida ragionata per una buona tipografia, una roba abbastanza da fissati come me ma interessante.
Quand’è che gli Oscar sono diventati dei premi per i film indipendenti – che secondo me è meglio così, ma non è detto.
L’indicazione di entrambi i generi non è solo una questione di linguaggio ampio o inclusivo: l’astrologia è spesso citata come “sapere femminile” e quindi valorizzata in certi ambienti femministi.
Così riportava il mio oroscopo di ieri. L’unico incontro improvviso avuto in serata è stato quello con una controllora, ma avendo fatto il biglietto prima di salire sul treno l’avventura indimenticabile si è limitata a un “buonasera” e “buon viaggio”.
Link accessibile: archive.is/ESKUb.
Da Il terzo uomo di Carol Reed.
Link accessibile: archive.is/oixvL.
Link accessibile: archive.is/39861.