Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 34ª edizione della mia newsletter. Oggi parliamo di vaccini, di poesia metasemantica e del giornalismo che cambia le cose.
Ma prima una foto:
Pandemia e vaccini, un passo avanti e due indietro
“Ne usciremo migliori” era una delle frasi ricorrenti durante la pandemia di COVID-19 e ci abbiamo messo poco a capire che non era vero. L’idea che la pandemia ci avesse fatto fare un salto in avanti nel tempo, anticipando tendenze che si sarebbero imposte solo tra qualche decennio, mi sembra aver resistito meglio ma direi che è ora di archiviarla.
Certo, alcune abitudini sono cambiate ma tutto sommato, mi sembra, siamo tornati a fare le stesse cose di prima. A quello che era sembrato un passo avanti è seguito un passo indietro. In alcuni casi, due o tre passi indietro visto che – perdonate questa lunga e superflua introduzione – sulle vaccinazioni siamo tornati indietro.
Non lo dico io. Ad affermarlo è l’UNICEF nel suo dettagliato rapporto sulla condizione dell'infanzia nel mondo, dedicato non alla denutrizione o all’istruzione, ma ai vaccini. Ne avevo accennato nella scorsa newsletter; ora che mi sono letto in dettaglio alcuni capitoli del rapporto ritorno sul tema. Guardando la cosa dalla ricca Europa, il primo pensiero è stato “ovvio, con tutta la cattiva informazione intorno ai vaccini per il COVID è venuta meno la fiducia”. Il che è certamente vero, ma il primo motivo indicato dall’UNICEF è l’indebolimento dei sistemi sanitari. In molti Paesi le vaccinazioni pediatriche non sono una routine, ma avvengono durante campagne vaccinali che durante la pandemia sono state interrotte. Così come in molti casi è stata interrotta la sorveglianza sulla diffusione delle malattie trasmissibili. La lezione che ne trae l’UNICEF? Garantire il più possibile la funzionalità dei sistemi sanitari e in particolare evitare che situazioni di emergenza vadano a fermare attività solo apparentemente meno importanti come le vaccinazioni.
Poi certo, ci sono quelli che non si vaccinano – e non vaccinano i figli. Il termine tecnico per questo fenomeno è “esitazione vaccinale”, ma non è un eufemismo per evitare di dire “antivaccinisti”. Ci sono molti motivi che trattengono una persona dal vaccinarsi, tra cui la facilità con cui puoi raggiungere un centro vaccinale e la percezione della pericolosità della malattia – paradossalmente ridotta dal successo delle vaccinazioni. La disinformazione gioca ovviamente un ruolo, ma in quadro più complesso.
Il vecchio lonfo ammargelluto
Il lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce
sdilenca un poco e gnagio s’archipatta.È frusco il lonfo! È pieno di lupigna
arrafferia malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.Eppure il vecchio lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa lègica busìa, fa gisbuto;e quasi quasi in segno di sberdazzi
gli affarferesti un gniffo. Ma lui zuto
t’alloppa, ti sbernecchia; e tu l’accazzi.
Credo sia la poesia metasemantica più celebre di Fosco Maraini, antropologo padre di Dacia Maraini, grazia anche all’interpretazione che ne diede Gigi Proietti in una trasmissione tv. Del resto la recita superbamente e lo stesso Maraini afferma che la poesia metasemantica non va letta in silenzio ma a voce alta. Tuttavia è interessante prendere il libro da cui la poesia Il lonfo è tratta – Gnòsi delle Fànfole, ripubblicato recentemente dalla Nave di Teseo ma consiglio di cercare l’edizione di Baldini e Castoldi del 1994 con le note dell’autore – per leggere, nell’introduzione, la spiegazione su cosa sia una poesia metasemantica.
Per millenni il procedimento principe seguito nella formazione e nell'arricchimento del patrimonio linguistico è stato questo: dinanzi a cose, eventi, emozioni, pensieri nuovi, o ritenuti tali, trovare suoni che dessero loro foneticamente corpo e vita, che li rendessero moneta del discorso
Due esempi portati da Maraini. Inventi una cosa che è una canna con un occhiale? La chiami cannocchiale. Vuoi descrivere una persona ignorante, non-iniziata? Dici che è fuori (pro-) dal tempio (fanum), ovvero un profano non addentro alle cose sacre.
Nel linguaggio metasemantico, invece, accade il contrario:
Proponi dei suoni ed attendi che il tuo patrimonio d'esperienze interiori, magari il tuo subconscio, dia loro significati, valori emotivi,profondità e bellezze. È dunque la parola come musica e come scintilla.
Maraini prosegue contrapponendo il linguaggio metasemantico a quello ordinario, con i suoi significati univoci e puntuali. Ma sinceramente mi pare che le caratteristiche da lui elencate valgano per tutto il linguaggio la cui ambiguità e bipolarità non riguarda solo “rari casi”.
Nel linguaggio metasemantico invece le parole non infilano le cose come frecce, ma le sfiorano come piume, o colpi di brezza, o raggi di sole, dando luogo a molteplici diffrazioni, a richiami armoni ci, a cromatismi polivalenti, a fenomeni di fecondazione secondaria, a improvvise moltiplicazioni catalitiche nei duomi del pensiero, dei moti più segreti.
[…] Nella poesia metasemantica il lettore deve contribuire con un massiccio intervento personale. […] L'autore più che scrivere, propone. Se è riuscito nel suo intento, può dire d'aver offerto un trampolino, nulla più.
Probabilmente Maraini non sarebbe d’accordo, ma credo che in fondo tutto il linguaggio sia linguaggio metasemantico – e che le sue poesie non facciano altro che svelare aspetti solitamente nascosti delle parole che usiamo illudendoci che siano precise e univoche.
Cambiare le cose
Premessa: quello del Post è un giornalismo che mi piace e da un paio d’anni sono pure abbonato. Eppure questa pubblicità per i 13 anni del Post mi ha lasciato un po’ perplesso:
In che senso “Il Post cambia le cose”?
Nel senso che cambia il racconto e che se Tizio ha fatto una cosa loro raccontano che in realtà è stato Caio? Cambiano le cose nel senso che con i loro articoli vogliono che le persone cambino il mondo? Oppure che il Post ha cambiato le cose nel panorama mediatico italiano?
Immagino sia quest’ultima l’interpretazione corretta, ma lo slogan si applica anche alle prime due situazioni.
Varie ed eventuali
Immagina di essere un archeologo e di trovare un campione di capelli umani provenienti dalla tarda età del Bronzo: cosa faresti? Ovviamente un test per le sostanze stupefacenti – scoprendo tracce di efedrina, atropina e scopolamina. Insomma, anche tremila anni fa ci si sballava, per quanto probabilmente per questioni religiose o mediche e non per “uso ricreativo”. Altri dettagli nell’articolo di Agnese Picco per Query.
Nelle scorse settimane negli Stati Uniti sono accaduti alcuni “incidenti” con armi da fuoco, con persone uccide o ferite per aver sbagliato casa (o auto). A me fa strano pensare che un tizio sconosciuto che suona alla porta costituisca una minaccia dalla quale difendersi sparando, ma su The Conversation si spiega cosa c’è dietro: un’interpretazione particolarmente forte della legittima difesa.
Infine, Il Post ha un interessante articolo sui disegni nascosti nelle mappe svizzere – però non escluderei che in qualche caso si tratti di semplice pareidolia e non di facezie dei cartografi.
Questa edizione della newsletter finisce qui; se vi è piaciuta potete consigliarla o condividerla con altre persone…
Ci leggiamo tra sette giorni.