Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 140ª edizione della mia newsletter settimanale di segnalazioni – che trovate anche nel numero extra del lunedì – e riflessioni.
Oggi parlo di un concerto che forse non s’ha da fare, di motori di ricerca, di psichiatri virtuali e deforestazione.
Ma prima una foto:
Tutto quello che vorrei sapere sul caso Gergiev e che ho osato chiedermi (senza trovare risposta)
Scrivo queste parole ascoltando Romeo e Giulietta di Prokof'ev con la London Symphony Orchestra1 diretta da Valery Gergiev che ne fu direttore principale dal 2007 al 2015.
La differenza, rispetto ad altre registrazioni del brano, si sente: non so se definirei Gergiev “il più bravo direttore d’orchestra del mondo” e se “fra un secolo sarà sui libri di storia” – soprattutto perché i libri di storia di solito non si occupano di musica –, come si è letto in questi giorni, ma di sicuro è uno dei grandi nomi della musica classica dal punto di vista strettamente artistico non ci sono dubbi, sull’opportunità di invitarlo a tenere un concerto. Ma la questione che riguarda un suo concerto a Caserta non è solo artistica: Gergiev è di fatto un ambasciatore culturale di Vladimir Putin e sembra anche aver ottenuto diversi vantaggi economici usando a scopo personale fondi pubblici (del resto le autocrazie si reggono sullo scambio di favori). E la cultura – non solo quella musicale – è uno degli strumenti che il governo russo usa per normalizzare il proprio ruolo internazionale.
È quindi giusto chiedere, o pretendere, che Gergiev non diriga quel concerto? La mia risposta, mi rendo conto un po deludente, è “non lo so” e sono sollevato dal non dover per forza prendere posizione sul tema. Nell’improbabile caso in cui mi ritrovi a organizzare un concerto di livello internazionale, probabilmente non chiamerei proprio Gergiev ma, una volta organizzato e annunciato il suo concerto e arrivate le critiche, cosa è giusto fare? Vedo buone (e pessime) ragioni per farlo salire su quel podio come per annullare il concerto o cercare un’altra persona che possa dirigerlo.
Ecco, qui mi piacerebbe ragionare un po’ su alcune di queste ragioni, cercando di non valutare la situazione in base alle mie personali opinioni sul governo russo e la guerra in Ucraina (al contrario, mi sembra, di altri commentatori).
Lo dico subito: il testo che segue sarà inevitabilmente pieno di “ma anche”, e senza l’ironia di Louis CK.
Inizio dagli argomenti che mi paiono più deboli. Tipo il “benaltrismo”: certo, in Europa e in Italia girano personaggi che difendono il regime di Putin in maniera ben più esplicita di Gergiev ed è giusto chiedersi che senso abbia impedire a un direttore d’orchestra tenere un concerto mentre si lascia loro spazio sui media e in politica. Ma questo non significa che la presenza di Gergiev non sia un problema di per sé: sarebbe come dire, avendo il mal di denti, non mi devo occupare del raffreddore.
Ci sono poi i precedenti storici che di nuovo mi paiono poco pertinenti, anche perché gli esempi più citati – Furtwängler e von Karajan – intanto erano stati “riabilitati” dopo la sconfitta della Germania e soprattutto dopo che, seppure con qualche ambiguità soprattutto per quanto riguarda von Karajan, avevano ripudiato il nazismo. Putin è ancora lì, l’invasione dell’Ucraina è ancora in corso e Gergiev credo non abbia mai criticato neanche le cravatte di Putin.
Concludo questa parte con l’argomento secondo me peggiore: Gergiev è un grande artista. Certamente lo è, ma la sua bravura non ha nulla a che fare con l’accettabilità della sua particolare posizione politica (che, meglio ribadirlo, non si limita al “non ha condannato l’invasione dell’Ucraina”). Certo se fosse un mediocre direttore d’orchestra il problema non si porrebbe, perché a nessuno sarebbe venuto in mente di invitarlo alla Reggia di Caserta, ma non ha senso stabilire un doppio standard, uno per le persone mediocri e l’altro per quelle eccellenti: se la tua particolare posizione politica è inaccettabile – e stabilirlo è appunto una delle domande da affrontare –, lo è indipendentemente da eventuali meriti o demeriti artistici.
Anche sul fronte dei contrari al concerto ci sono argomenti poco convincenti, come il fatto che invitare Gergiev sarebbe un insulto alle vittime ucraine, un ricatto morale molto discutibile visto che anche l’indifferenza di una serata al cinema potrebbe essere altrettanto oltraggiosa.
Un argomento più solido, ma sul quale ho comunque dei dubbi, riguarda l’autonomia dell’arte dalla politica. È vero, l’arte è autonoma nel senso che posso valutare la qualità di un brano musicale, e della sua esecuzione, senza sapere nulla di chi lo ha composto o suonato e Gergiev rimarrebbe un grande direttore d’orchestra anche se il suo passatempo fosse torturare neonati. Ma questo non vuol dire che l’arte viva in uno spazio isolato dalla società. Un concerto non è solo un evento culturale, ma anche un evento politico e sociale. Ed è lo stesso Gergiev, legandosi pubblicamente al governo russo, a smentire l’estraneità dell’arte dalla politica. Rendendo inapplicabile anche la versione debole di questo argomento, quella di riconoscere che sì, l’arte in generale è legata alla politica, ma questo particolare evento è solo artistico e non prende posizione su temi politici: invitare Gergiev significa prendere posizione.
Far finta che questa dimensione politica non ci sia sarebbe un errore, sia perché ridurrebbe l’arte a un innocuo passatempo senza alcun valore civile, sia perché si aprirebbero le porte a qualsiasi sfruttamento della cultura per fini politici.
L’argomento più solido mi sembra riguardare la libertà di espressione. Obiettivamente, le idee sostenute da Gergiev sono molto discutibili, ma mi sembrano comunque rientrare nel novero di quelle accettabili in un contesto democratico (e infatti, come accennato, nei dibattiti politici sentiamo anche di peggio). Il suo legame con il regime russo e con Putin è molto stretto, ma non mi sembra sia direttamente coinvolto in crimini di guerra o violazioni dei diritti umani.
Sono convinto che una democrazia possa limitare la libertà di espressione: la differenza tra una società democratica e una autoritaria non è tanto nel cosa, nel fatto in sé di censurare o limitare la diffusione di alcune opinioni, ma nel come e nel perché. Si parla di proteggere il potere o di evitare abusi e tutelare minoranze? La decisione è a discrezione di chi governa o è presa in maniera trasparente con una legge approvata da un parlamento indipendente e valutata da tribunali indipendenti?
La censura può essere pericolosa e sinceramente non sono sicuro che la situazione e le opinioni di Gergiev meritino il ricorso a questo strumento.
In poche parole
Lo confesso, sono una di quelle persone che ha ridotto l’uso dei motori di ricerca e aumentato quello delle intelligenze artificiali generative.
Diciamo che se cerco una risorsa specifica (ad esempio il rapporto dell’OMS sugli effetti ondate di caldo in Europa, la scheda su IMDb di Lilo Pulver) vado su Google o DuckDuckGo; se invece cerco una informazione (quanti sono i morti in Europa per le ondate di caldo, i film importanti di Lilo Pulver prima di Uno, due, tre! di Billy Wilder) allora vado su Perplexity (o uso le funzioni di ricerca online di Claude e ChatGPT).2
Sì, facendo così tolgo clic a chi ha pubblicato quelle informazioni. Nulla di grave per l’Organizzazione mondiale della sanità che anzi potrebbe essere contenta di risparmiare sulla gestione del sito;3 Amazon, che possiede l’Internet Movie Database, potrebbe invece avere qualcosa da ridire ma ignoro i dettagli del loro modello di business per IMDb. Non sarebbe un grave problema neanche per me: quello che scrivo qui nella newsletter (e che per anni ho scritto sul sito) lo scrivo per il piacere di condividere pensieri e riflessioni, non per guadagnarci qualcosa. Non la pensa così l’editore che invece mi paga per pubblicare le (altre) cose che scrivo e mille altre realtà editoriali per cui sì, siamo di fronte a un problema che va affrontato. Se possibile senza tornare alla situazione di qualche anno fa: se volevi sapere che ore sono a New York l’unica era finire in siti ottimizzati per scalare i risultati dei motori di ricerca, con lunghi e frustranti preamboli su quanto è importante conoscere l’ora nei vari luoghi della terra, ripetendo almeno tre volte che come calcolare l’ora della East Coast.
Sempre a proposito di IA generative, sembra che i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) come ChatGPT siano molto bravi a diagnosticare la schizofrenia. Lo studio mi sembra presentare diversi limiti: parliamo di diagnosi condotte da due vignette che, per quanto rappresentative, rimangono diverse dai veri processi di diagnosi; c’è inoltre la possibilità che quelle vignette, presenti in uno studio del 2024, siano finite nel materiale di addestramento degli LLM. D’altra parte le IA generative sono molto brave nel riconoscere schemi, per cui usare un LLM per affiancare nelle diagnosi potrebbe essere sensato (sicuramente più che usarli per terapie psicologiche).
Ero convinto di aver già scritto della legge europea che mira a impedire l’importazione di prodotti frutto di deforestazione, ma evidentemente non l’ho fatto perché non ne trovo traccia negli archivi. A ogni modo, l’obiettivo è condivisibile, guardando all’impatto ambientale non solo di quello che si produce in Europa, ma anche di quello che si importa. Solo che la proposta rischia di essere inefficace, con regole che i grandi gruppi riescono ad aggirare e penalizzano i produttori medio-piccoli.
Leggo che si vuole (nuovamente) rinviare e semplificare la legge, con curiosi schieramenti: Lavazza e Mondelēz (multinazionale USA che produce Toblerone, Oreo, Saiwa e altro ancora) per il rinvio, Nestlé e Ferrero no. Non ho una idea precisa: l’ideale è ovviamente avere una legge migliore, ma realisticamente gli scenari possibili sono non avere nessuna legge o averne una imperfetta.
Scrivo questa parte della newsletter dalla terrazza di uno stabilimento balneare, ma trovandomi in Liguria alle mie spalle ho delle alture quindi mi sento autorizzato a segnalare il libro Montagna: istruzioni per l’uso di Giulia Negri, da poco uscito per Laterza.
Conosco personalmente l’autrice, per cui c’è un conflitto di interessi, ma il libro è davvero interessante e ben scritto, con un efficace e piacevole alternarsi di esperienze personali, consigli pratici e approfondimenti scientifici.
In pochissime parole
È morto il fisico e storico Lucio Russo. Segnalo il ricordo di Andrea Capocci sul Manifesto.
Le discutibili parole di Nordio sul sovraffollamento delle carceri.
Un fumetto del geniale SMBC sull’abitudine di riassumere i testi lunghi (o non tanto lunghi) con l’IA.
Non credo di averlo ammesso prima per cui lo faccio qui: solo recentemente ho capito che il logo della London Symphony Orchestra raffigura la testa di una persona che dirige un’orchestra.
Sì, c’è il rischio di allucinazioni e credo che sia ancora più alto del corrispettivo umano (ovvero io che leggo un sito internet e ne fraintendo il contenuto). Per questo ignoro i “riassunti IA” che Google e altri motori di ricerca mettono all’inizio delle ricerche e che, credo per questioni di risorse, mi paiono più inaffidabili di Perplexity. In ogni caso, se l’informazione è importante o la risposta è inverosimile o incoerente con le nostre conoscenze, meglio controllare le fonti.
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