Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 21ª edizione della mia newsletter. Oggi parliamo di quello che pensano gli elefanti (e di quanto camminano), di esternalità alcoliche, di una possibile pandemia prossima ventura e di come sia meglio non parlare con la polizia, quantomeno negli USA.
Ma prima una foto:
Mercoledì ho concluso il Master in comunicazione della scienza e della salute al San Raffaele di Milano: un anno ricco di incontri interessanti e arricchenti.
Una curiosità: per un errore nel mio attestato è stato scritto “la dottoressa”, nonostante io sia un uomo. Ma sempre in quell’attestato era anche scritto “il direttore” nonostante a dirigere il master sia una donna (la professoressa Claudia Bianchi che avevo intervistato mesi fa sul linguaggio d’odio); curioso come uno dei due casi sia un errore e l’altro no.
La malinconia dell’elefante
Il titolo di questo paragrafo è dedicato al bel saggio di Massimo Sandal La malinconia del mammut. Ma qui non parliamo di specie ormai scomparse come, appunto, i mammut.1 Non che gli elefanti se la cavino benissimo – sono considerati a rischio –, ma se ne trovano ancora un po’, in giro. Dove quel “in giro” significa in natura e purtroppo anche in cattività.
Purtroppo non per qualche astratto ideale animalista, ma per le caratteristiche di questi animali che sono illustrate in un interessante articolo pubblicato dal blog Scienziati, filosofi e altri animali.
Parliamo di animali molto grossi che hanno bisogno di muoversi in continuazione: parliamo di 40 o 50 chilometri al giorno che permettono ai muscoli di restare tonici favorendo la circolazione del sangue.
Ma non è solo questione di moto: si tratta di animali con una “vita mentale” molto complessa (nell’articolo si parla più correttamente di capacità cognitive, ma credo che “vita mentale” renda di più l’idea), il che esigenze ambientali e sociali che è difficile riprodurre in cattività. C’è anche una qualche comprensione della morte, il che piacerà molto a quelli che si ricordano di Heidegger e del suo “essere-per-la-morte” come chiave per l’autenticità.
Riassumendo:
Insomma animali troppo grandi, troppo sociali, troppo cognitivi, il cui sviluppo ed equilibrio mentale è dovuto quasi unicamente ai fattori ambientali previsti per via biologica, impossibili da riprodurre in cattività.
Cattività che è giustificabile in molti casi, non lo è per esporli al pubblico o addirittura per usarli come fenomeni da baraccone facendoli stare in equilibrio su degli sgabelli e cose del genere.
Altre cose da leggere e ascoltare
Gennaio a secco
Non bere alcolici per tutto il mese di gennaio, in modo da disintossicarsi un po’ e avere un rapporto più consapevole con l’alcol. È il “Dry January” ed è una iniziativa sempre più popolare, tanto da incidere in maniera significativa sul giro di affari dei bar, stando a quanto riporta il New York Times.
Un caso interessante di esternalità: la libera e legittima scelta di alcune persone hanno effetti (in questo caso negativi) sugli altri. E leggendo le testimonianze raccolte nell’articolo si è vicini alla proprietaria di un bar che propone di scaglionare i mesi di astinenza Però a pensarci è solo una questione di prospettiva: alle esternalità negative del consumo di alcol non ci facciamo caso.
H5N1
Sembra che il virus dell’influenza aviaria sia in grado di passare direttamente da mammifero a mammifero, senza bisogno di un uccello che faccia da focolaio. Non è una buona notizia, anche se ovviamente non è detto che ci ritroveremo a breve con un’altra pandemia.
Tuttavia qualche ragionamento su come ridurre i rischi lo farei. Tipo gli allevamenti di visoni dove, stando a quanto scrive Science, il virus H5N1 avrebbe “imparato” a trasmettersi direttamente tra mammiferi.
Il non silenzio degli innocenti
Sono innocente, perché non dovrei aiutare la polizia? Perché la polizia non ha alcune intenzione di aiutare te, iniziando dal fatto che può mentire o nascondere informazioni. Si parla della situazione negli Stati Uniti, ma sempre il New York Times ospita un interessante contributo di Farhad Manjoo sul perché sia meglio non dire nulla se non in presenza di un avvocato.
Un vuoto spaziale
Non mi è ben chiaro il senso di questo meme antiscientifico. Forse si sospetta che la Terra (ovviamente piatta) non stia nel vuoto ma immersa in una sorta di gigantesca piscina?
A ogni modo, Andrea Ferrero spiega un po’ di cose su come ci si prepara per quello strano e inospitale ambiente che è lo spazio esterno.
Prima di lasciarci…
… altre brevi segnalazioni. Un rapporto su come le intelligenze artificiali potrebbero diffondere fake news. Il racconto della Michela, la macchina con cui si scrivono i resoconti del Senato italiano.
Questa edizione della newsletter finisce qui; se vi è piaciuta potete consigliarla o condividerla con altre persone…
… e volendo potete anche fare una piccola donazione:
Ci leggiamo tra sette giorni.
Nonostante il tema delle estinzioni e de-estinzioni sia molto interessante. E del resto questa newsletter ha il nome che ha e nel logo c’è un dodo.