Ciao,
sono Ivo Silvestro e questa è la 59ª edizione della mia newsletter settimanale di segnalazioni e riflessioni; oggi parliamo di dati e di complotti, della cosiddetta medicina alternativa (in inglese SCAM) e di autarchia alimentare.
Ma prima una foto, scattata durante la mia consueta1 passeggiata mattutina per andare al lavoro:
Di dati e complotti
Mi piace molto l’espressione “basato sui fatti”: racchiude un mondo nel quale i fatti sono la base su cui costruiamo le nostre credenze ma non sono tutto. Per lo stesso motivo espressioni come “non puoi negare i fatti” mi convincono meno: sembra che i fatti parlino da soli, che non ci sia bisogno di altro, che non sia necessario alcun lavoro di interpretazione e di lettura.
Il discorso vale ovviamente anche per i dati: sono un ottimo punto di partenza ma un pessimo punto di arrivo. Solo che spesso i dati – talvolta un solo dato, selezionato perché conferma le nostre opinioni – vengono semplicemente messi lì, come se bastasse a chiudere qualunque discorso.
Come una persona qualsiasi possa leggere correttamente i dati è il tema della bella newsletter di Donata Columbro, che consiglio – iniziando magari da questo articolo qui –, ma il problema riguarda anche gli esperti: qualcuno ha provato a dare a 246 biologi gli stessi dati ecologici ottenendo “risultati ampiamente divergenti”. Ne scrive Nature2 osservando che nessuno dei risultati è sbagliato: semplicemente i dati sono stati analizzati seguendo metodi diversi. Immagino che alcuni metodi siano più adeguati di altri, ma non si può parlare di errori, semmai di punti di vista. È ovvio che vedrai cose diverse, se osservi una piazza da una strada o dalla terrazza di uno dei palazzi che vi si affacciano. Certo ti aspetti comunque una certa coerenza – se in un caso in mezzo alla piazza c’è una statua equestre e nell’altro una fontana c’è qualcosa che non funziona –, ma è normale vedere cose un po’ diverse. L’errore, semmai, è non rendersi conto della parzialità del proprio punto di vista e cercare altre prospettive. Come ha notato uno degli autori citato da Nature, si potrebbero utilizzare regolarmente più sistemi di analisi come avviene, ad esempio, in economia.
Insomma, capovolgendo l’aforisma di Nietzsche “non ci sono fatti ma solo interpretazioni”,3 possiamo dire che i fatti ci sono, ci sono anche le interpretazioni e non tutte le interpretazioni sono uguali.
Il grosso problema, ovviamente, è come distinguere le varie interpretazioni. Il buon senso non basta, più che altro perché ognuno è convinto di averlo:
Tutto questo dovrebbe farci capire che chi crede alle teorie del complotto non necessariamente ha perso la testa, è diventato paranoico o è in malafede. Nelle giuste circostanze possiamo finire tutti per crederci, sia perché queste teorie fanno leva su timori, dubbi, preoccupazioni e sospetti che tutti possiamo nutrire, e che non di rado sono fondati, ma anche perché, come abbiamo visto, sono spesso in risonanza con alcuni degli istinti che l’evoluzione ha incorporato nel nostro cervello e con i preconcetti e le scorciatoie che il nostro pensiero tende a prendere, attingendo dal pozzo dei nostri più profondi desideri, delle nostre paure, delle nostre presupposizioni sul mondo e sulle persone che ci vivono.
È la conclusione di un lungo articolo che Massimo Polidoro ha scritto per Il Post: Le forme del complotto.
Trova informazioni da fonti ufficiali
Qualche giorno fa mi è comparso questo avviso:
Il riferimento è alle elezioni federali e Facebook fa apparentemente un buon servizio, ricordando a chi ha diritto di voto che ci sono le elezioni e di informarsi “da fonti ufficiali”.
Ma siamo sicuri che questo avviso sia davvero arrivato a chiunque Facebook presumi possa votare il prossimo 22 ottobre? È facile ricostruire l’orientamento politico di una persona dalla sua attività online – e Facebook vede quello che si fa anche fuori dal social network, per quanto i browser moderni garantiscano un po’ più di privacy – e basterebbe mostrare quell’avviso unicamente ai potenziali elettori ed elettrici di uno schieramento. O anche mostrarlo ai “sostenitori distratti” dello schieramento A e a quelli “convinti” dello schieramento B. O altre soluzioni alle quali non ho pensato.
Non ho motivi per dubitare che quell’avviso sia stato mostrato a tutti. Ma non ho neanche modo di verificare e alla fine devo fidarmi della correttezza di Facebook. Il che non è granché.
La cosiddetta medicina alternativa
Ancora sulla questione OMS e medicina alternativa (ne avevo scritto qui), segnalo un lungo articolo di Rossana Garavaglia su Query, la rivista del CICAP.
A proposito di medicina alternativa, al CICAP Fest ho avuto il piacere di seguire l’intervento di Edzard Ernst, medico e scienziato che ha dedicato una parte importante della sua vita alle “cosiddette medicine alternative” (in inglese: So-Called Alternative Medicine, abbreviato SCAM ovvero truffa), indagandole senza pregiudizi ma spinto dalla convinzione che se funziona allora non si può parlare di medicina alternativa ma semplicemente di medicina. E in effetti alcune pratiche alternative funzionano – non è il caso dell’omeopatia, al quale Ernst ha dedicato il grosso del suo intervento.
Negli appunti che ho preso c’è un passaggio che ho sottolineato. Di fronte all’obiezione che se l’omeopatia non fa nulla4 non fa neanche male, la risposta non è stata solo che se l’omeopatia sostituisce un trattamento efficace c’è comunque un danno. Ernst ha anche aggiunto citando il “rapporto rischi-benifici” che dovrebbe guidare qualsiasi scelta razionale. Di fronte a nessun beneficio, anche un rischio minimo è inaccettabile.
L’autarchia alimentare
Il caffè è italiano? L’espresso e la moka certamente lo sono, sia come macchinari (inventati da italiani) che come bevande, parte della cucina italiana. Ma non si coltiva caffè in Italia, almeno non in quantità significative, per cui l’associazione degli agricoltori Coldiretti ha deciso di bandire il caffè da una sua manifestazione “100% italiana”.
Dell’assurdità della cosa ne scrive, su Gambero Rosso, Loredana Sottile
[V]iviamo in uno dei Paesi dove la tazzina di caffè è parte integrante della cultura alimentare, un Paese che ha delle validissime torrefazioni su tutto il territorio nazionale, un Paese che ha anche creato il suo modo “italiano” (rieccolo!) di preparare il caffè. Possiamo anche giocare a chiuderci in un villaggio ideale, con dei confini ben evidenziati dalle scritte “100% italiano” (“non passa lo straniero”, neanche il caffè!) in cui l’autosufficienza è possibile, ma ne vale davvero la pena?
Filosofia della guerra
Un bel fumetto di Existential Comics. Qui una traduzione automatica di Google.
In breve
Ovvero cose che ho letto ma che non ho avuto il tempo di approfondire e quindi ve le beccate come semplici link:
I nuovi stadi di Inter e Milan? Vagonate di cemento nel verde
Che cosa è la “Girl math” – e perché ci si è inventati un nome simile per le assurdità che ci inventiamo per giustificare i nostri acquisti.
Consuetudine purtroppo sospesa in questi giorni causa pioggia.
La sezione giornalistica di Nature, non quindi la rivista scientifica: la ricerca vera e propria non è ancora stata pubblicata su una rivista scientifica (e quindi neanche sottoposta a peer review, per quel che vale) ma è disponibile in un preprint. Se non avete capito nulla di quello che ho scritto, consiglio di recuperare il podcast realizzato da Federica Sgorbissa per Le Scienze.
Capovolgendone la vulgata, visto che la citazione completa è ben più elaborata del motto che tutti citano: «Contro il positivismo, che si ferma ai fenomeni dicendo “ci sono soltanto fatti”, io direi: no, appunto i fatti non esistono, esistono solo interpretazioni. Non possiamo stabilire nessun fatto “in sé”: forse è assurdo il volere qualcosa del genere».
Perché le diluizioni esponenziali rimuovono ogni traccia della sostanza di partenza. E per fortuna visto che alcuni preparati omeopatici partono da sostanze pericolose.