Ciao!
In questa edizione della newsletter parliamo di oceani e crisi climatica, di genetica, di Metaverso e intelligenza artificiale e anche – ma giuro che non volevo – delle polemiche per la scelta di Giorgia Meloni di chiamarsi il presidente del consiglio.
Ma prima una foto: i colori del mattino non lontano da casa.
Tra l’altro: di che colore è il cielo? La risposta “blu” o “azzurro” è meno scontata di quel che si può pensare è ha anche a che fare con lo sviluppo di tinture, come si scopre in questa puntata del podcast Mirabilia.
Lo presidente del consiglio
Giorgia Meloni ha scelto di essere definita “il” presidente del consiglio, non “la” presidente. Confesso di essere molto indeciso, se scrivere qualcosa su questa decisione: da una parte il tema del linguaggio mi interessa molto e su questa cosa sono state dette molte stronzate fesserie che meritano qualche precisazione; dall’altra sospetto che questa cosa di “il presidente”, come molte altre cose dette da Meloni in questi giorni, sia fondamentalmente un modo per distrarre l’attenzione e costringere l’opposizione a inseguirla. Se quest’ultima ipotesi è quella vera, la cosa migliore sarebbe rispondere “è una scelta strana, ma parliamo di cosa intende fare il governo per la parità di genere, quali sono le proposte sull’aborto e poi cos’è quella cosa delle navi di soccorso bloccate?”.
Comunque, visto che questa newsletter è uno spazio protetto, parliamo del/la presidente del consiglio Giorgia Meloni. La lingua la fanno i parlanti, con quello che dicono e scrivono e con quello che considerano sbagliato e noi ci troviamo, nel 2022, in una fase di transizione: una cinquantina di anni fa avremmo pensato solo a “il presidente”; tra una decina d’anni “la presidente” sarà considerata l’unica possibilità sensata ma adesso entrambe le forme sono usate e quindi corrette. Certo, visto che le forme femminili esistono ma ci facciamo problemi solo per cariche e professioni prestigiose, l’aspetto sessista di questa decisione è ovvio.1 Ma dal punto di vista grammaticale non c’è molto da dire: il presidente Giorgia” non è un errore come lo sarebbe ad esempio scrivere “lo presidente”, usando un articolo non previsto dalla lingua italiana.2
Nei documenti ufficiali avremo quindi “il presidente Giorgia Meloni”, ma i documenti ufficiali parlano una lingua (spesso una antilingua) che difficilmente troviamo in altri contesti. In che misura ci vincola, questa decisione? Di per sé direi che non ci vincola affatto: siamo liberi di dire e scrivere “il presidente” o “la presidente”, consapevoli delle implicazioni di entrambe le scelte.
Il discorso cambia se Giorgia Meloni avesse chiesto esplicitamente di essere chiamata “il presidente del consiglio dei ministri”: non mi risulta che lo abbia fatto, ma potrei sbagliarmi. In quel caso direi che sarebbe buona educazione fare come richiesto quando ci si rivolge direttamente a lei – ma questa è una situazione che penso possa riguardare al massimo politici e giornalisti –, ma non mi sentirei particolarmente vincolato in altre situazioni come un articolo sull’operato della presidente Meloni.
L’eventuale richiesta di Meloni di essere chiamata “il presidente” non ha infatti nulla a che spartire con il cosiddetto “deadnaming”, cioè l’usare i vecchi nome o genere di una persona transgender: Giorgia Meloni è e continua a essere una donna, la questione “il/la presidente” riguarda semplicemente il termine da usare per indicare un incarico pubblico. Mischiare i due aspetti può essere alla base di qualche battuta più o meno riuscita, ma è anche una fesseria.
Bonus. La cosa che i sessi sono solo due, maschile e femminile, non è vera neanche in biologia:
Mare? Quale mare?
Presente quella grande distesa d’acqua salata che occupa buona parte della superficie del nostro pianeta? Ecco, come la vogliamo considerare, un altro mondo da scoprire e tutelare oppure uno spreco di spazio?
Per Herman Sörgel probabilmente la seconda e infatti questo architetto tedesco (nato nel 1885) propose di chiudere lo stretto di Gibilterra per trasformare il Mediterraneo per unire Africa ed Europa con grandi distese di terreni fertili da coltivare. Ne scrive Marco Boscolo su Radar: Atlantropa, il sogno di chiudere lo stretto di Gibilterra.
A quasi un secolo di distanza la proposta di Sörgel ci appare ingenua, ma l’approccio è lo stesso di chi vuole usare gli oceani per infilarci il biossido di carbonio:3 già adesso buona parte delle nostre emissioni finisce in mare, portando all'acidificazione degli oceani che non è una bella cosa, ma ci sono soluzioni per salvare capra e cavoli. Piantare mangrovie, che come tutte le piante assorbono carbonio, o aumentare il fitoplancton o ancora pompare biossido di carbonio nei fondali marini affinché si trasformi in rocce – il tutto senza sprecare prezioso (per noi umani) terreno. Le cose però non sono così semplici, tra conseguenza ecologiche non proprio chiare e aspetti etici ed economici. Ne scrivono Sonja Klinsky e Terre Satterfield su The Conversation.
Restiamo in mare ma torniamo a Radar dove Lisa M. Erdle e Marcus Eriksen discutono della plastica in mare: ripulire gli oceani dalla plastica non è una brutta idea, ma sarebbe ingenuo pensare che possa essere la soluzione: come sempre, prima si interviene e meglio è e la prevenzione è più efficace del riparare i danni. Ma più in generale è ingenuo pensare che possa esistere una soluzione: il mondo delle plastiche è complesso e servono tante competenze specifiche.
Varie ed eventuali
La scorsa settimana le statistiche del blog hanno fatto il botto grazie a due articoli. Il primo, già segnalato qui nella newsletter, è stato l’esperimento di data journalism sul podcast Morning; il secondo un articolo che non ho scritto io. Ho infatti scoperto l’esistenza di un generatore automatico di testi che, grazie all’intelligenza artificiale, può scrivere di tutto, dalle descrizioni di prodotti da vendere ad aggiornamenti per i social media fino ad articoli lunghi. Un resoconto dell’accaduto e qualche considerazione lo si trova qui.
Sempre sul mio sito ho scritto un lungo articolo sulla storia dei concetti di natura e società; su Internazionale invece si parla di natura e cultura, ampliando la classica alternativa (siamo quello che siamo per via della genetica o dell’educazione) introducendo anche il caso.
Presente il Metaverso, quella sorta di realtà virtuale sulla quale l’azienda Meta, quella di Facebook, sta puntando tutto? Su Quora Luca Accomazzi scrive una delle poche cose sensate che ho letto sul tema.
Infine, segnalo il resoconto di un convegno multidisciplinare che si è tenuto all’Università della Svizzera italiana intorno al concetto di violenza mentre Anna Meldolesi sul Corriere della Sera racconta di un vaccino per il Covid per tutti, low-cost e senza brevetti.
Questa edizione della newsletter finisce qui; se vi è piaciuta potete consigliarla o condividerla con altre persone…
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Ci leggiamo tra sette giorni.
Ed è uno dei motivi per cui la vittoria di Giorgia Meloni è solo in parte una vittoria sul maschilismo.
Che poi in realtà anche su “il” e “lo” c’è stata una certa ambiguità e son sempre in imbarazzo se è lo pneumatico o il pneumatico.
Purtroppo non trovo modo di scrivere CO2 correttamente, col “2” piccolino in basso.